Lo storico poliziotto Frank Serpico (84 anni), emblema dell’omonimo film diretto da Sidney Lumet e interpretato da Al Pacino, si è raccontato in una lunga intervista concessa a “Il Venerdì di Repubblica”. Argomento centrale della conversazione riportata poi sulle colonne dell’inserto del noto quotidiano, il caso Floyd e l’odio razzista nei confronti delle persone di colore da parte della polizia statunitense: “La violenza e il razzismo fanno parte dello stesso sistema corrotto. Avevo 13 o 14 anni, facevo il lustrascarpe all’angolo tra Eastern Parkway e Franklin Avenue, un quartiere ebraico a Brooklyn. Di neri in giro non ce n’erano. Una sera vidi una donna di colore, esile, non più giovane. Era sdraiata su una panchina e un poliziotto bianco la stava picchiando con il manganello. Ancora oggi ricordo il rumore dei colpi. Lei non emetteva un suono. Credo che sia stata una delle ragioni per cui, anni dopo, entrai in polizia”.
FRANK SERPICO: “POLIZIA DA SEMPRE RAZZISTA”
Nella sua carriera da agente, Frank Serpico ha assistito a numerosi episodi di razzismo: “Nei primi anni mi capitava spesso di fare arresti per stupro, le vittime erano per lo più afroamericane. Il tenente mi rimproverava: ‘Perdi tempo. Quando parliamo di nere, lo stupro non esiste’. Una volta, invece, mi capitò di aiutare una ragazza di colore a partorire, e quando uscii il mio capo mi disse: ‘Non sarebbe stato meglio se avessi buttato quella cosa nella spazzatura?'”. Frasi e dichiarazioni da pelle d’oca, che evidenziano come il razzismo nella polizia USA rappresenti un problema specifico: “Robert Cattani, tenente della polizia di New York, bianco, dopo essersi inginocchiato di fronte alla folla che protestava per l’uccisione di George Floyd, ha mandato un’email ai colleghi per chiedere scusa. Ha scritto: ‘Il poliziotto che c’è in me mi prenderebbe a calci’. È sintomatico di una cultura diffusa: molti pensano che il loro compito sia prendere a calci qualcuno. Seguono la logica del noi contro loro, dove loro è la società. Si riferiscono alle persone, in generale, chiamandole ‘gli stronzi’. Molti non lavorano in zone particolarmente problematiche, ma tutti amano dire che ogni giorno rischiano la vita”. Per poi concludere con l’omicidio di George Floyd a Minneapolis: “Quel tipo che ha ucciso Floyd non sarebbe mai dovuto diventare un poliziotto. Era in servizio nonostante 17 lamentele per il suo comportamento. Tipi come lui pensano di essere giudice, giuria e esecutore. Ma la vera questione è che a non funzionare è l’intero sistema della giustizia”.