I fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, condannati in via definitiva per spaccio e tentata estorsione. La sentenza della Cassazione è arrivata poche ore fa, riporta Ansa, a carico dei due giovani già destinatari di un ergastolo in primo grado per il pestaggio che provocò la morte di Willy Monteiro Duarte a Colleferro. Secondo quanto evidenziato dalla Suprema Corte, i due avevano “una capillare attività di spaccio di sostanze stupefacenti“, in particolare cocaina, che avrebbero gestito usando anche un linguaggio in codice (la fornitura delle quantità di droga agli acquirenti sarebbe stata indicata come “magliette e felpe” grandi o piccole). La pena inflitta ai fratelli Bianchi all’esito di questo processo è a 4 anni e 6 mesi di carcere ciascuno.



I fratelli Bianchi sono attualmente imputati per la morte di Willy Monteiro Duarte, il 20enne ucciso durante un brutale pestaggio a Colleferro nel settembre 2020, e in primo grado hanno incassato l’ergastolo. La sentenza del processo di appello nella vicenda giudiziaria che li vede coinvolti per il caso del giovane capoverdiano ucciso a calci e pugni fuori da un locale, riporta RaiNews, è attesa per il prossimo 23 giugno e il procuratore generale avrebbe chiesto la conferma di quanto stabilito in primo grado. Willy Monteiro sarebbe morto in meno di un minuto, vittima di un’aggressione feroce portata a termine con una serie impressionante di colpi violenti che non gli avrebbero dato scampo.



Fratelli Bianchi condannati anche per spaccio e tentata estorsione, inchiodati da intercettazioni

Secondo quanto ricostruito dall’Ansa, a inchiodare i fratelli Bianchi nell’ambito delle indagini per spaccio di droga e tentata estorsione, per cui sono stati recentemente condannati in via definitiva dalla Cassazione, sarebbero state soprattutto alcune intercettazioni. La Corte d’appello di Roma, nel verdetto dell’aprile 2022, aveva ridotto a 4 anni e 6 mesi di reclusione la pena stabilita dal Tribunale di Velletri in primo grado (5 anni e 4 mesi) a carico di Marco e Gabriele Bianchi. Stando alla valutazione degli ermellini, la motivazione di tale contrazione della condanna – il venir meno di alcuni episodi in concorso – sarebbe adeguata e sarebbe corretta l’esclusione della “lieve entità dei fatti”.



Secondo i giudici della Suprema Corte, riporta ancora l’agenzia di stampa, le cessioni di stupefacenti da parte dei fratelli Bianchi sarebbero state “reiterate nel tempo e senza una sostanziale soluzione di continuità” al punto da provare la sussistenza di un’attività di spaccio di natura “non occasionale ma professionale“. In tale contesto, secondo la sentenza, sarebbe da inquadrare la detenzione di “considerevoli quantitativi” di droga da immettere, seppure gradualmente e in modica quantità, sul mercato. Il ricorso della difesa dei fratelli Bianchi sarebbe stato ritenuto quindi “inammissibile”.