Che ci fa una Ford Thunderbird rosa per le strade del centro di Roma? Non siamo a Hollywood e va bene che Roma in quel periodo era la città della “dolce vita”, capitale mondiale della vita glam degli attori americani, dei paparazzi, delle star e di chi sognava di diventarlo. E’ l’alba del 3 febbraio 1960 e c’è una coincidenza inquietante, bizzarra, un autentico segno del destino. Quel giorno stesso infatti il film di Federico Fellini uscirà nei cinema.



Ma chi sta guidando non ci pensa affatto o forse non lo sa neanche. Lui sta tornando dall’ennesima notte in un locale notturno, un night in via Margutta dove ha fatto quello che ama da sempre, cantare. Si sta dirigendo all’hotel Rivoli dove alloggia. Lui, una star lo è già. Da tempo.

Sta andando un po’ veloce, d’altro canto a quest’ora le strade di Roma sono deserte. Giunge all’incrocio tra via Paesello e Largo Bonifacio Asioli, nel quartiere dei Parioli. Ma non tutti dormono. C’è chi, oltre a tornare dai night è già al lavoro. E’ il caso del ventiquattrenne Bruno Ferretti che sta guidando un camion Lancia Esau carico di porfido, con cui si fanno le mattonelle delle strade di Roma. All’incrocio la Ford Thunderbirds che giunge da sinistra si schianta sul camion. Non ha dato la precedenza? Ferretti con l’aiuto di un metronotte e di un passante che stanno passando di lì in quel momento si lancia a soccorrere l’autista della vettura, Il camion non può ripartire. Fermano un autobus, non c’erano a quei tempi i cellulari per chiamare soccorso. Caricano il ferito e lo portano all’ospedale dove arriva che è già morto. Solo allora lo riconoscono. Il suo nome è Fred Buscaglione, uno dei più celebri cantanti italiani del tempo. Ha 38 anni e solo pochi mesi prima aveva detto, profeticamente, “ancora un paio d’anni e poi mi ritiro”.  Il ritiro avviene invece molto prima e nel modo più drammatico. Il giorno dopo i giornali scrivono: “L’incidente è avvenuto ieri mattina alle 6,30 a Roma – Due soli testimoni – Vano ogni soccorso – Rilasciato il conducente dell’autotreno. — Stamattina alle 6,30 al viale Rossini angolo via Bertoloni il cantante e compositore Fred Buscaglione mentre era alla guida della sua auto si è scontrato con un autocarro carico di pietrisco. Nello scontro il cantante è rimasto ucciso. Buscaglione, nell’incidente, ha riportato la frattura dell’arco sopraccigliare destro e la frattura della bozza frontale, nonché la frattura dell’emitorace destro, che gli ha provocato una grande emorragia interna”. Ai funerali, nella sua Torino, partecipano decine di migliaia di persone. E’ l’addio al cantante che si fingeva un duro, ma era un timido, che amava l’America, le sue macchine, le sue donne immaginarie, il cinema. Aveva portato e reso celebre in Italia lo swing, aveva venduto milioni di copie di canzoni che ancora oggi tutti conoscono, rimaste impresse nell’immaginario comune: Che bambola, Guarda che luna, Eri piccola così, Love in Portofino, Buona sera (signorina). Un gigante. Con l’amico Leo Chiosso, che gli scriveva i testi, aveva creato un sodalizio formidabile.



Nelle loro canzoni il desiderio di tutti gli italiani di sfuggire la drammatica realtà del tragico dopoguerra italiano, la miseria e la fame, per l’America dei boulevard, delle stelle del cinema, dei gangster, dei romanzi gialli hard boiler che ispiravano Chiosso, come quelli di Damon Runyon, dei sogni.

La sua discografia, nonostante la brevità della carriera, è folta. Nel 1956 incise numerosissime canzoni e in quello stesso anno uscirono i suoi primi 33 giri. Eppure non fu facile per lui trovare una casa discografica che accettasse di incidere quelle canzoni così trasgressive e inconsuete per l’epoca. Le sue prime incisioni risalgono al 1952, alcuni pezzi standard del repertorio jazz per l’etichetta La Voce del Padrone, oggi pressoché introvabili, ma nessuno si sentiva di dargli l’opportunità di incidere le “sue” canzoni. Alla fine degli anni cinquanta invece Fred Buscaglione era uno degli uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante. Era dappertutto: nelle pubblicità, alla televisione e nei film, prima con brevi apparizioni canore, poi in ruoli autonomi incarnando quasi sempre la figura del simpatico spaccone. Interpreta dieci film tra il 1959 e il 1960, l’ultimo «Noi duri», girato insieme a Totò, deve ancora uscire nelle sale, quando l’Italia apprende con sgomento della sua morte. Perché gli italiani volevano quello: sognare di fuggire anche loro.



Qualcosa quell’alba del 3 febbraio 1960 Buscaglione doveva avere in testa, tanto da distrarlo. Forse aveva capito che il mondo della musica stava cambiando, stava arrivando il rock’n’roll, gli urlatori, gente come Adriano Celentano. Nella sua ultima intervista aveva detto: “Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, e io tornerò a essere solo Ferdinando Buscaglione”. Invece muore da duro, alla guida di una Thunderbirds fiammante, come un eroe delle sue canzoni, un eroe di Hollywood.

Per i 60 anni della scomparsa esce un bellissimo cofanetto di cinque cd. Nei primi tre trovano spazio tantissime canzoni, ben 75, dalle più note a quelle meno conosciute, una manna per gli appassionati, ma non solo, per tutti. Il quarto disco è un vinile di lusso inciso ai tempi dall’amico Leo Chiosso, “Lo ricorderemo così”, in cui l’autore dei testi ricorda l’amico e le loro canzoni: Tutto è fermo nel giorno / l’archetto si è sfrangiato nel cantare / troppo acuto di urgenze non espresse ancora / dal tuo fragile violino / nell’urlo di una Thunderbird ferita / Canteremo da soli il tuo ricordo”. Il quinto è un disco  tributo, in parte raccoglie alcuni brani già apparsi nel 2015 sul disco Sotto il cielo di Fred (pubblicato da Libellula Music), interpretazioni di Mina in Che bambola, Brunori Sas in Nel cielo dei bars, Lo Stato Sociale in Teresa non sparare, Dente in Guarda che luna, Bugo in Eri piccola così, Ornella Vanoni in Una sigaretta (feat. Gil Evans & Ron Carter), Paolo Benvegnù in Love in Portofino, Statuto in Noi duri, Paolo Belli in Whisky facile, Louis Prima in Buona sera (signorina).

Tra questi, straordinaria Mina nonostante l’arrangiamento hard rock, e Dente in una sentitissima Guarda che luna. Meno riusciti i pezzi di Brunori Sas, privo di ogni consistenza come è d’altro canto il suo stile, e gli Stato Sociale con il loro classico approccio irriverente e danzereccio, che non centra nulla con Buscaglione. Interessante invece lo sperimentalismo di Benvegnù e ovviamente irresistibile il bravissimo Louis Prima, artista americano che ispirò lo stesso Buscaglione. Divertente Bugo con il super classico Eri piccola così, in chiave acustica, ma dal tiro rock sferzante. C’è poi il massimo e unico erede di Buscaglione, incredibilmente morto anche lui in un incidente automobilistico nella notte di Roma in circostanze quasi identiche, Rino Gaetano, con una versione dal vivo di Il dritto di Chicago. Bravi anche gli Statuto con una versione notturna e swing di Noi duri. Naturalmente il plauso più consistente lo merita Ornella Vanoni, in una vecchia incisione jazz della struggente Una sigaretta con l’accompagnamento straordinario di Gil Evans e Ron Carter. In definitiva, un disco molto piacevole.

Un cofanetto, come si potrà intuire, imperdibile