Chi era davvero Frida Kahlo? A rispondere a questa domanda ci ha provato Giovanni Troilo con il suo Frida Viva La Vida, presentato in anteprima al Torino Film Festival 37. Un docu-film evento – uscirà nelle sale italiane il 25, 26 e 27 novembre con Nexo Digital – dedicato alla rivoluzionaria artista messicana, un viaggio tra le opere di una donna che rappresenta ancora oggi esempio per stile e libertà. Scandito in sei capitoli, il lungometraggio del regista di Fan Pio è articolato su diversi piani narrativi e su linguaggi differenti: un’ottima Asia Argento conduce lo spettatore alla scoperta dei due volti della pittrice – da una parte l’icona e dall’altra l’artista – a partire dal tragico incidente di cui fu vittima all’età di 18 anni. Interviste, immagini d’archivio, fotografie in bianco e nero, dipinti, autoritratti, vestiti, oggetti e case: Troilo, come un abile sarto, sfrutta e mescola documenti e oggetti per rappresentare un’icona che ha influenzato il mondo dell’arte, ma non solo.
Frida Viva La Vida ripercorre la storia di una donna forte, indipendente e tormentata dall’agonia, nonché dall’amore, facendo conoscere allo spettatore le tappe della vita di un’artista libera dalle costrizioni fisiche: le due anime di Frida Kahlo hanno un rapporto simbiotico, come è forte il legame tra l’arte e il dolore. Due lati della stessa persona che si alimentano l’uno con l’altro, che si danno forza l’uno con l’altro e che condividono lo stesso cuore. Ed è a causa di quell’agonia che è arrivata a noi l’icona di libertà, riferimento ancora oggi nell’immaginario collettivo. “Spesso il dolore è necessario per generare la bellezza”, narra Asia Argento, e non ci sono dubbi sul fatto che sia così: attraverso le sue opere, la pittrice messicana ha raccontato con grande intensità la sua storia, dal dolore fisico al dramma dell’amore tradito, fino agli aborti.
Partendo da Casa Azul, dimora della stessa Frida Kahlo e oggi museo più visitato al mondo, il docu-film rivela come l’opera di Frida Kahlo affondi le sue radici nella pittura tradizionale dell’Ottocento, ma non solo: tanti i riferimenti agli uomini del suo tempo, dal suo grande amore Diego Rivera al politico Lev Trockij. Una vita ricca di sofferenza che deve fare i conti con l’amore incondizionato per l’arte, riflessa anche nel suoi modo di vestire e nei suoi scritti. E c’è tanto Messico, con Giovanni Troilo che ci conduce nel cuore del Paese centro-americano per raccontare il legame passionale dell’artista con la sua terra natale. Prima donna latinoamericana ritratta su un francobollo degli Stati Uniti, Frida Kahlo è una delle personalità storiche più esplorate dei giorni nostri – basti pensare ai film diretti da Paul Leduc e Julie Taymor – ma Troilo riesce ad entrare ancora più in profondità nel passato della protagonista, offrendo punti di vista inediti e materiale di repertorio originale.
Sublime il commento sonoro firmato dal compositore Remo Anzovino (Hitler contro Picasso e gli altri, Van Gogh – Tra il grano e il cielo) che ha anche scritto la canzone “Yo te cielo (cancion para Frida)”, il cui titolo proviene da una celebre lettera di Frida Kahlo. E anche il titolo del docufilm è un omaggio a Frida Kahlo, che prima di morire prese in mano il pennello per un’ultima volta per scrivere tre parole: “Viva la vida”. Insomma, un’opera da non perdere: Giovanni Troilo merita un grande plauso per il regalo fatto al mondo dell’arte.