Le notizie che arrivano dal fronte del Donbass raccontano di un esercito ucraino sempre più in difficoltà. Lo ha ammesso anche Vadym Skibitsky, numero due dell’intelligence ucraina, ai media inglesi: “È una guerra di artiglieria, in questo momento e in questi termini la stiamo perdendo”. Guerra di artiglieria, come ci ha spiegato il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “non significa guerra di posizione, perché i russi anche se lentamente continuano ad avanzare nel Donbass.
Significa che le operazioni di terra sono sostenute da massicci bombardamenti di artiglieria, determinanti per ottenere una vittoria”. In questo senso, l’esercito ucraino è chiaramente in difficoltà davanti all’armamento russo: “Ci sono molteplici difficoltà, una delle principali è quella del continuo rifornimento logistico delle munizioni, che devono attraversare mezza Europa e poi l’Ucraina, un paese molto grande, dove linee ferroviarie e stradali sono state quasi del tutto distrutte dai russi”.
L’Ucraina ha ammesso che i pezzi di artiglieria dei russi sono molto più numerosi dei loro e che le munizioni al fronte sono quasi del tutto esaurite. È una svolta nella guerra in corso?
A parere degli ucraini, giustamente, le armi e le munizioni sono sempre poche. Si tratta di un conflitto ad alta intensità, dove si consumano munizioni a livello elevato, gli stessi ucraini hanno detto di usare 5-6mila colpi di artiglieria al giorno. È ovvio che è necessario uno sforzo logistico per il rifornimento delle munizioni, uno sforzo molto importante ma non semplice.
Guerra di artiglieria significa guerra di posizione?
Non è diventata una guerra di posizione, perché i russi, seppur lentamente, continuano ad avanzare. Guerra di posizione vuol dire fermarsi nelle trincee, ma non è questo il caso. Naturalmente in tutte le guerre ci sono posizioni fisse che vengono tenute come punti di manovra e a favore del sostegno logistico. Questa è una guerra dove l’artiglieria gioca un ruolo importante anche a supporto del movimento delle truppe di fanteria sul terreno.
A proposito di munizioni, gli ucraini dicono di averle quasi esaurite.
Infatti, il problema maggiore sono le munizioni. La logistica non è una cosa semplice. Le munizioni per il fronte partono anche dall’Italia o dal sud della Francia, dagli Usa arrivano in Polonia, dove vengono concentrate, poi devono attraversare tutta l’Ucraina, che, ricordiamolo, è un paese grande due volte l’Italia. In più i russi in questi mesi hanno bombardato e distrutto quasi del tutto i centri nodali ferroviari e stradali.
Macron, in modo inaspettato, dopo essere sembrato contrario a inviare nuove armi, ha improvvisamente detto che la Francia raddoppierà la fornitura di canoni Caesar. Che tipo di armi sono?
Intanto bisogna precisare cosa significa raddoppiare: dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Francia ha donato 12 Caesar. Quindi non si tratta di un numero che possa cambiare le sorti della guerra in corso. Si tratta di un obice semovente da 155 millimetri, un’arma comunque potente che la Francia ha già impiegato sia in Siria, sia in Africa, nel Mali, contro i ribelli islamisti. Teniamo poi conto che dal momento di un annuncio come questo a quello in cui questi cannoni arriveranno al fronte, possono passare anche settimane.
Secondo lei, l’Europa sta riducendo gli aiuti militari?
No, questo lo escludo. Come dicevo, ci sono difficoltà logistiche. Più va avanti la guerra, più crescono le difficoltà a muovere le truppe, le armi, le munizioni. Ma Europa e Stati Uniti non stanno lasciando gli ucraini da soli, sono loro che purtroppo vedono ridursi la loro capacità operativa.
Si parla molto negli ultimi tempi di conquiste e movimento di unità dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Significa che dispongono di buone capacità operative?
Si tratta di propaganda. Soldati russi e milizie indipendentiste combattono insieme, ma la maggior parte dei successi vanno attribuiti ai russi. Poi le notizie di una vittoria, della conquista di una città, vengono attribuite anche alle milizie che poi controllano le aree occupate lasciando i russi a proseguire l’aggressione.
Però, come i componenti del Battaglione Azov, che sono rimasti per settimane a difendersi nell’acciaieria di Mariupol prima di arrendersi, anche i separatisti stanno dimostrando grandi capacità militari, è d’accordo?
Come alcuni paesi Nato dal 2014 hanno addestrato gli ucraini, lo stesso hanno quasi certamente fatto i russi nel Donbass con i separatisti. È comprensibile siano truppe preparate e motivate.
(Paolo Vites)
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