La Terrasanta è una questione a cui “Frontiere di pace” è particolarmente attaccata, nella speranza che ben presto questa situazione venga risolta con la nascita di uno stato palestinese e la permanenza di Israele, in modo che veramente la pace abbia il sopravvento e le armi tacciano per sempre. Abbiamo voluto intervistare una diretta protagonista di questa vicenda la bellissima e bravissima giornalista palestinese Rula Jebreal. E’ nata il 24 aprile 1973 ad Haifa. E’ diventata in Italiia una delle reporter più valide di tutto il mondo ed è una profonda conoscitrice della questione della Terrasanta. Ha lavorato per giornali importanti come Il Giorno, “Il Resto del Carlino”, “La Nazione”, “Il Messaggero”. Ha condotto o ha partecipato a programmi de La 7 come “Diario di guerra”, “Pianeta 7” e “Omnibus” e ha affiancato Michele Santoro nella conduzione del programma “Annozero” sulla Rai. E’stata anche con “Onda Anomala” a Rai News 24.
Attualmente conduce su La 7 il programma “Istantanea”. Proprio lo scorso 23 dicembre ha intervistato per questa trasmissione Ingrid Betancourt. Ha pubblicato per la casa editrice Rizzoli due romanzi sui problemi della sua terra “La strada dei fiori di Miral e “La sposa di Assuan” e poi il saggio “Divieto di soggiorno ” contenente delle interviste a degli immigrati in Italia.
Signora Jebreal, da cittadina palestinese come vede il futuro della Terrasanta?
La speranza fa sempre parte del mio cuore. Mi auguro che una situazione di pace che coinvolga sia Israele che la Palestina venga fuori nei prossimi anni.
Cosa bisognerebbe fare perché tutto questo accada?
Basterebbe applicare gli accordi di Oslo, ritornare a quello spirito che animò tutta l’azione di Rabin.
E Israele cosa dovrebbe fare?
Sarebbe opportuno che faccia un passo indietro.
Cosa pensa invece del sostegno alla pace che possono dare gli Stati Uniti?
Giudico negativamente ciò che ha fatto in questi otto anni l’amministrazione Bush. Attendo con ansia e fiducia il lavoro che faranno Barack Obama e Hillary Clinton.
Invece cosa pensa dell’apporto che possono dare i palestinesi?
In questo momento si sente la mancanza di un leader. Per me potrebbe essere Baguti di Al Fatah, il leader palestinese in questo momento in carcere.
Della parte araba cosa pensa?
Penso che purtroppo spesso c’è indifferenza anche tra gli stessi arabi della causa palestinese.
Perché tutto questo?
Perché il problema palestinese viene spesso stumentalizzato, si parla tanto di cercare di risolvere questa questione in tutto il mondo, ma poi non c’è sempre la giusta attenzione, il giusto interesse.
Lei ha nostalgia della sua terra?
Certo ho nostalgia della mia terra, ne sento la mancanza da quando vivo in Italia. Anch’io sento il bisogno di libertà, quella libertà fondamentale anche per il mio popolo.
Cosa ne pensa di Hamas?
Hamas è un movimento politico violento. Ciò nonostante bisogna dire che spesso votare Hamas è stato un voto di protesta.
Quindi quale ritiene sia la strada giusta per una soluzione politica portata avanti dagli stessi palestinesi?
Auspico che tra Hamas e Al Fatah una terza via rappresenti la soluzione più giusta.
Voi palestinesi sopperite alla mancanza di libertà con una grande preparazione culturale…
Siamo un popolo che ha sempre investito sulla cultura, per noi il sapere è una cosa fondamentale.
E questa pace, questa risoluzione della questione della Terrasanta da dove può venire?
Credo che sia molto importante la collaborazione tra Russia, Europa, Nazioni Unite, Stati Uniti. E’ da questi paesi che può arrivare la spinta per una soluzione della questione in Terrasanta.
Ha molta fiducia nell’Europa…
L’Europa è decisiva, può fare veramente tanto per la risoluzione della pace in Terrasanta.
Mentre cosa pensa del ruolo dell’Iran?
Penso che il ruolo dell’Iran è irrilevante in tutta questa vicenda.
E’ importante quindi la tolleranza tra le diversi fedi?
La tolleranza tra le differenti fedi, tra i diversi credi religiosi è fondamentale. Non mi piace assolutamente ogni tipo di fanatismo religioso.
La Terrasanta è una terra simbolica…
L’umanità è nata in questa terra. E ‘ un luogo di grandissima civiltà.
E il suo sogno qual è?
Il mio sogno è quello di tutti i palestinesi. Vivere in pace in uno stato palestinese, con la convivenza con gli altri popoli della zona. Uno stato palestinese e uno israeliano. La convivenza delle tre grandi religioni – io sono musulmana-, l’Islam, Il Cristianesimo, l’Ebraismo. Una situazione che spero possa presto succedere.
Una causa importante, una speranza che tutti condividiamo…
E’ la mia speranza, una speranza più forte di ogni cosa. Un sogno da realizzare a tutti i costi.
(a cura di Franco Vittadini)