Nella estenuante trattativa negoziale conclusasi stamattina al Consiglio Europeo sul Recovery Fund una parola più delle altre ha dominato la narrazione: i “frugali”, ovvero i sobri, i risparmiosi, i rigoristi d’Europa che hanno battagliato contro Italia, Francia, Spagna e Germania per abbassare la quota delle sovvenzioni e alzare quella dei prestiti con condizionalità. Da più parti si è accusato i Paesi del Nord – nei frugali si annoverano Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e si è aggiunta la Finlandia in Consiglio Ue – di essere “sovranisti” e non voler solidarizzare con la crisi emergenziale che si è abbattuta sull’Europa del Sud: eppure, a ben vedere, di sovranista i governi dei frugali hanno ben poco. L’unico di centrodestra è l’austriaco Sebastian Kurz, della famiglia PPE, mentre l’ultrafalco olandese Mark Rutte ha governato tanto con la sinistra quanto con la destra, un liberale “su più sponde” che di certo non può essere assimilato a Matteo Salvini o Marine Le Pen. Gli altri tre frugali invece sono completamente socialdemocratici, tutti insieme nella grande famiglia del Pse, come il Pd e Italia Viva: Sanna Marin, la “stellina” dei socialisti europei, è la premier della Finlandia e si è unita nel negoziato sul Recovery Fund con le proposte dei frugali contro gli “amici” giallorossi di Italia e Spagna. Chiudono il parterre dei frugali Mette Frederiksen, premier della Danimarca e Stefan Lofven, entrambi leader di Governo di centrosinistra e in linea di massima tutt’altro che “sovranisti” fino all’altro ieri sul campo europeo.



L’IRA DEL PD CON I SOCIALISTI FRUGALI

L’emergenza Covid-19 ha però stravolto anche le consolidate distinzioni politiche arrivando ad una guerra negoziale infinita sul Recovery Fund con Italia-Spagna-Portogallo-Francia-Germania che si vedevano contro le richieste rigoriste dei “frugali” Rutte-Kurz-Marin-Lovfen-Frederiksen. Iri, tra Montecitorio e il Nazareno, spiega Mario Ajello sul Messaggero di oggi, «gli esponenti del partito di Zingaretti non si davano pace: “Ma è mai possibile che proprio da sinistra vengano gli attacchi all’Italia rosso-gialla?”». Se Rutte ha rappresentato il nemico numero 1 dell’Italia di Conte in questi giorni di trattative, non lo sono stati da meno i socialdemocratici del Nord assai più rigidi di quanto non sia invece stato il “cattivo” (per il Governo italiano ed europeo) Viktor Orban o il suo omologo polacco Morawiecki. I “compagni” del Nord per il Pd hanno profondamente deluso, con Sassoli, Gentiloni, Gualtieri e Amendola (i 4 dem in rinforzo al Premier Conte) che hanno lamentato – secondo i retroscena – lo scontro impostato dai frugali ormai “ex amici”.

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