La Commissione Ue potrebbe “piegarsi” ad alcune richieste dell’Ungheria pur di sbloccare il pacchetto di aiuti all’Ucraina da 50 miliardi di euro. Lo rivela il Financial Times, citando alti funzionari europei. Bruxelles, a lavoro per trovare una soluzione al veto di dicembre di Viktor Orban, avrebbe trovato il modo per sciogliere il bandolo della matassa in una fase in cui la Russia sta intensificando gli attacchi aerei contro le città ucraine. Nello specifico, la Commissione è disposta a dare al premier ungherese la possibilità di fermare l’accordo di finanziamento nel 2025.
Tre funzionari, informati sulla questione, spiegano che questa possibile concessione comprende anche una revisione del pacchetto di sostegno quadriennale l’anno prossimo, quando bisognerà valutare se l’Ucraina ha ancora bisogno di denaro e se ha soddisfatto i requisiti per ricevere gli aiuti dell’Ue. Ciò darebbe a Orban la possibilità di porre il veto sulla prosecuzione degli aiuti. Inoltre, la Commissione è aperta a verifiche annuali degli aiuti e all’introduzione di una clausola di “freno d’emergenza“, in base alla quale qualsiasi Paese potrebbe sottoporre a discussione in un vertice dei leader dell’Ue le gravi preoccupazioni relative ai pagamenti dell’Ucraina. D’altra parte, l’Ungheria non avrebbe un’ulteriore opportunità di porre il veto ai finanziamenti.
AIUTI ALL’UCRAINA, PERCHÉ UE PREFERISCE “PIEGARSI” ALL’UNGHERIA
Questa mossa dell’Ue potrebbe far cadere davvero il veto dell’Ungheria? «Molto probabilmente sì», rivela un alto funzionario ungherese al Financial Times. Una persona informata sulle discussioni aggiunge che gli ungheresi «sono in vena di negoziati». Infatti, a dicembre sono stati sbloccati 10 miliardi di euro di finanziamento per l’Ungheria, che erano stati precedentemente congelati a causa di problemi legati allo Stato di diritto. L’idea di una clausola di revisione non è nuova, anzi era stata proposta per la prima volta dall’Ungheria stessa in ottobre, ma gli altri leader dell’Ue si erano opposti a tale iniziativa perché non avrebbe dato all’Ucraina la certezza del suo sostegno finanziario.
“Piegarsi” a queste concessioni per sbloccare i finanziamenti del bilancio Ue per l’Ucraina è ritenuto preferibile rispetto ad accordi alternativi, che richiederebbero la creazione di strutture complesse per aggirare l’Ungheria. Tra le alternative vi sono la proroga fino a un anno dell’attuale programma di prestiti per il 2023, l’accensione di un debito comune sostenuto da garanzie nazionali o la creazione di un veicolo finanziario speciale per l’erogazione delle sovvenzioni. Si tratta di opzioni percorribili senza l’Ungheria, ma più costose e richiederebbero più tempo per la creazione e l’erogazione dei fondi all’Ucraina. L’Italia, spiega il Financial Times, è tra i Paesi che si sono opposti all’idea di concordare in maniera ristretta un finanziamento aggiuntivo per l’Ucraina, separandolo da altre proposte di aumento del bilancio comune in altri settori.