Le guerre moderne non si vincono aumentando il numero dei soldati al fronte. Non siamo più ai tempi di Napoleone, ma neanche a quelli delle due guerre mondiali, quando vennero ammassati milioni di soldati gli uni contro gli altri. Oggi la leva obbligatoria non esiste più in quasi tutto il mondo, per un motivo pratico più che politico (in Italia la leva obbligatoria è stata abolita nel 2004). Non solo per un risparmio economico riducendo il numero di persone, ma per concentrarsi ad addestrare professionisti specializzati invece che “carne da macello”. Le guerre moderne si combattono infatti a tanti livelli diversi: ibrido, di intelligence, ma soprattutto tecnologico, con armi sempre più precise e deflagranti su obbiettivi precisi. Il fante servirà poi per mantenere l’occupazione sul territorio conquistato.
E’ per questo che l’ordine di Putin di richiamare in servizio 300mila riservisti è ancora una volta una azione essenzialmente propagandistica. Al fronte ci vogliono uomini addestrati in modo efficace, cosa che richiede anche anni di preparazione, non gente che ha prestato un servizio di routine anche dieci anni prima. Certo, i russi come visto fino a oggi in Ucraina non si fanno scrupolo di usare i propri uomini mandandoli alla morte come negli assalti della Prima guerra mondiale. I ragazzini di 18 anni che stavano ancora facendo addestramento morti in combattimento sono fino a oggi migliaia.
La notizia ha comunque provocato una immediata fuga di non si sa quanti cittadini compresi nel limite di età dell’ordinanza: soldati e sottufficiali fino a 35 anni di età e ufficiali inferiori fino ai 45 e non di leva, ma con “determinate specializzazioni militari e un’esperienza rilevante”. I voli diretti in programma nella prima giornata dell’ordinanza da Mosca verso Istanbul, Yerevan e Baku, le capitali di Turchia, Armenia e Azerbaigian, paesi per andare nei quali non serve il visto, sono andati esauriti. Lo riporta la testata indipendente russa Meduza sul suo canale Telegram. E nel giro di poche ore anche i voli verso Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan hanno smesso di comparire sul sito web del più importante sito russo di prenotazione viaggi. Anche alcune rotte con scalo, tra cui quella da Mosca a Tbilisi, non sono più disponibili. I voli più economici da Mosca a Dubai costano invece più di 300.000 rubli (quasi 5mila euro), cioè circa cinque volte il salario mensile medio. Al confine con la Finlandia si è formata una coda di circa 35 chilometri che aumenta di ora in ora. Il confine tra i due Paesi è l’unico ancora aperto per i civili russi con visti Shengen.
Tutto questo è già successo ma sul fronte opposto. Quando era in corso la guerra nel Vietnam e negli Stati Uniti la leva era obbligatoria. Circa 50mila giovani americani chiamati alle armi fuggirono in Canada, molti dei quali anche a piedi. Solo nel 1977 il presidente Carter proclamò l’amnistia per tutti loro, che altrimenti erano stati condannati a un minimo di cinque anni per diserzione. Solo un terzo tornò a casa. Ma quando il servizio militare obbligatorio è stato abolito, non sono finite le guerra. Dopo l’invasione dell’Iraq, nel 2003, almeno 400 soldati professionisti hanno disertato, fuggendo anche loro in Canada. Come mai?
Kimberly Rivera, 27 anni, la prima soldatessa americana accusata di diserzione e sulla quale venne spiccato un ordine di deportazione, ha spiegato anni fa: “Per il Vietnam c’era l’arruolamento obbligatorio. Arrivava la cartolina precetto e dovevi presentarti al Comando mentre l’esercito americano in Iraq è costituito in gran parte da volontari che confluiscono per motivi economici o ideali. Solo che molti di loro, disgustati dalle nefandezze commesse in Iraq dai soldati americani, hanno abbandonato il campo senza abbandonare il Paese. È stato un problema di coscienza. Non si poteva più a lungo tollerare la continua violazione dei più elementari diritti umani”. Il caso del tenente Ehren Watada è significativo: dovendo scegliere tra la prigione e una trincea nel deserto iracheno disse di preferire decisamente la prima. Ad altri è andata male: Robin Long, 25 anni, accusato di diserzione, è stato deportato negli Stati Uniti, dove ha scontato 15 mesi d’isolamento in un remoto accampamento militare.
Cambiano gli scenari, ma non le guerre.