In Fuga in Normandia, Bernie Jordan è un arzillo vecchietto ritiratosi in un ospizio con la moglie Rene, a Dover, solo per farle compagnia. Nella vita Bernie è stato recluta nella marina britannica dove ha superato indenne il secondo conflitto mondiale. In occasione del Settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, il D-Day, che ha segnato una delle più gloriose battaglie del conflitto, Bernie decide di raggiungere i luoghi dello sbarco, per commemorare insieme alle migliaia di reduci i giorni che hanno probabilmente cambiato la storia dell’Europa e del mondo.
Decide di farlo da solo, viaggiando coi mezzi pubblici, col permesso della moglie e di nascosto dai medici e dagli infermieri dell’ospizio, che mai l’avrebbero lasciato partire. Una sfida coraggiosa che, ci racconta la storia, ha saputo vincere.
Fuga in Normandia (The Great Escaper) è una storia vera. Bernie Jordan ha compiuto davvero una piccola grande impresa, sfidando il tempo, nel 2014. Ed è davvero stato osannato dai media britannici che ne hanno celebrato l’eroismo, mostrato durante la guerra come nella sua “fuga” in Normandia, a 89 anni suonati. Nei suoi panni, in questa romanzata ricostruzione cinematografica, c’è Michael Caine, novantunenne, con quattro nomination e due Oscar vinti nel secolo scorso. Eroe del grande schermo, al suo 132esimo film. L’ultimo, sembra, prima del suo ritiro dalle scene.
Al suo fianco Glenda Jackson, l’amabile e acciaccata vecchietta che ha interpretato l’amorevole moglie in ospizio, pazientemente in attesa del ritorno del suo amore, durato una vita. Per lei Fuga in Normandia è stata l’ultima fatica, terminata poco prima di lasciarci nel 2023.
Bernie parte, arriva, festeggia e ritorna. Un viaggio strampalato con pochi imprevisti, costellato soltanto dagli incubi del passato, che lo accompagnano da una vita. Una storia ai limiti del favolistico, un po’ scontata e rassicurante, solidamente fondata sui principi dell’ottimismo. Un film solo discreto che prova, a tratti, a rimanere lontano dalla retorica della terza età.
Sorprende la somiglianza con L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, uscito nel 2023, visto, recensito e archiviato senza grandi rimpianti, che racconta qualcosa di simile, con poche sostanziali differenze e qualche merito in più di questo film, firmato da Oliver Parker, regista di cui è difficile trovare film memorabili.
Fuga in Normandia è sostenuto dai due grandi vecchi, le cui rughe ci raccontano una vita vissuta, gioita, sofferta, digerita e rielaborata in una sana accettazione di sé, nonostante gli acciacchi dell’età, che è una lezione per tutti. Ma il “battito” del film è debole, sorvolato da ripetitivi flashback che raccontano gli incubi irrisolti di Bernie, che non dimentica il suo dolore di guerra. Incubi che tornano puntuali a disturbare la vita e a condannare la guerra. Che è un male, ci ricorda il film, qualunque sia la parte da cui la si combatte.
Bernie Jordan è morto nel 2015, un anno dopo il suo avventuroso viaggio che l’ha portato sulle prime pagine dei giornali. Onore a lui, al grande cast del film, ma non al film, a corto di idee.
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