La presunta fuga radioattiva dalla centrale nucleare cinese di Taishan non sarebbe tale, o, comunque, non desterebbe preoccupazione come si pensava all’inizio, quando la notizia si era rapidamente diffusa e aveva fatto scattare l’allarme in tutto il Paese.
Tuttavia, il gruppo francese Edf ha affermato che il gas emesso dalla centrale nucleare di Taishan, nel sud della Cina, è entro i limiti autorizzati. L’operatore cinese del reattore Epr di Taishan ha “effettuato scarichi atmosferici” di gas rari “in conformità con i limiti normativi definiti dall’autorità di sicurezza cinese”. Edf è uno dei gruppi che ha partecipato alla costruzione dell’impianto in landa cinese. Allerta rientrata, dunque, per fortuna. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
CINA, FUGA RADIOATTIVA DA CENTRALE NUCLEARE TAISHAN?
Vi sarebbe una minaccia di fuga radioattiva da una centrale nucleare sita in Cina, precisamente quella di Taishan. Questa l’allerta proveniente dalla Francia e che sarebbe stata inviata al governo statunitense, parlando di “minaccia imminente”. Stando a quanto raccolto dal Corriere della Sera il governo Biden sarebbe stato informato lo scorso 8 giugno dall’azienda francese Framatome, e successivamente la Casa Bianca avrebbe girato la notizia alla Cnn che ha spiegato che al momento la questione non è a “livello di crisi” ma merita comunque attenzione. Framatone è un’azienda controllata da Électricité de France, ed ha partecipato a progettare e costruire lo stesso impianto cinese, e lo scorso mese di maggio si era resa conto di qualche anomalia, arrivando poi a scrivere una lettera al Dipartimento dell’Energia di Washington, chiedendo assistenza nel gestire l’allarme. Stando alla denuncia dei tecnici francesi, le autorità cinesi avrebbero innalzato, arrivando a raddoppiarli, i parametri di accettabilità del livello di radiazioni nell’area attorno alla centrale, visto che si erano accorti di qualche perdita: così facendo non avrebbero dovuto fermare gli impianti.
CINA, FUGA RADIOATTIVA DA CENTRALE NUCLEARE TAISHAN? LE ACCUSE DELLA FRANCIA
Il livello di radiazioni, grazie a questo escamotage, sarebbe salito al 90% della nuova soglia, un dato che ha fatto appunto preoccupare i transalpini. Immediata la replica cinese, che parla di accuse false, spiegando che «i due reattori rispecchiano i criteri di sicurezza nucleare e operano normalmente», risposta resa pubblica sul sito della stessa centrale, probabilmente dopo che Pechino è stata interpellata dagli americani.
Stando a quanto specificato dall’azienda statale di Pechino, i due reattori della centrale di Taishan operano «in sicurezza per il personale e la popolazione, il secondo è stato revisionato per l’ultima volta il 10 giugno». Sulla stampa e sui social cinesi tutto tace, ad eccezione delle parole di Wang Yigang, membro dell’Istituto dell’economia industriale, che attraverso Weibo ha rimandato al mittente le accuse definendole l’ennesima prova dell’«imperialismo americano che cerca di frenare l’ascesa nucleare della Cina per forzarla a sviluppare solo energia solare ed eolica».