Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia, si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. Lui si definisce “il perfetto esempio di radical chic” ma senza vergognarsene. Ha un barboncino, Robin, che definisce “molto ecologico” ed asserisce che “i cani di grossa taglia sono inquinanti. I terrier o i bassotti sono fatti per la caccia”. Lo stesso Pratesi però, prima di fondare il WWF nel 1966 era un cacciatore appassionato: “Sì, perché io sono del 1934 e fino agli anni Sessanta non c’era la cultura del rispetto per la natura. L’unico modo per avvicinarsi a quel mondo era quello predatorio”, dice. A fargli cambiare idea, durante un safari nel 1963 fu la visione di un’orsa con tre cuccioli che gli passò accanto: “Mi commosse. Piansi e decisi di smettere con i fucili”. L’ultimo animale ad aver ucciso, ammette, fu una zanzara ma ci tiene a sottolineare “per errore”, dal momento che ogni animale “possiede un’anima terrestre” e “non esistono animali più sacrificabili di altri”.
Secondo Pratesi il problema degli italiani è quello di non conoscere gli animali, “perché la riforma Gentile del 1923 escluse le Scienze naturali dall’insegnamento. Un errore molto grave del quale ancora oggi paghiamo le conseguenze”, sostiene. Il WWF negli anni ha riportato il cervo sardo e fatto battaglie per l’orso abruzzese. Nel 1973, poi, fu proprio il fondatore a portare i gabbiani a Roma: “Mi affidarono una gabbianella ferita, la curammo e la mettemmo nello zoo. Poi lei nidificò e oggi…be’, sono tanti”.
FULCO PRATESI, FONDATORE WWF SI RACCONTA: I SUOI PRINCIPI ANTI-SPRECO
Secondo Fulco Pratesi c’è una sola specie davvero “fastidiosa, colonizzatrice e sfruttatrice” ed è rappresentata dagli umani. In questo senso ammette di aver riposto molte speranze in Papa Francesco che, pur essendosi espresso in favore dell’ecologia, a suo dire avrebbe potuto fare di più. Il fondatore del WWF ha proposto di smettere di fare nuovi cimiteri, soprattutto quelli enormi: “Mangiano terreno, danneggiano la natura quando il nostro corpo è destinato a scomparire”. Ed ha ricordato, in modo certamente provocatorio, come in India ci siano le torri dei morti, “dove secondo i riti zoroastriani lasciano divorare i cadaveri da avvoltoi e nimbi”. Provocazioni a parte, Pratesi e sua moglie hanno già dato disposizioni per venire cremati: “Le ceneri saranno disperse in campagna”, ha svelato. Pratesi applica alla lettera alcuni principi anti-spreco ed in merito ha rivelato al Corriere di non fare il bagno da due anni: “La doccia poi mai, l’ho trovata in questa casa ma l’ho fatta togliere. Sa quanti litri d’acqua consumiamo ogni anno?”. Ed ammette di lavarsi “Con la spugna sotto le ascelle e poi ovviamente faccio il bidè”.
Da ex cacciatore ha asserito di avere avuto tante discussioni con i cacciatori: “Discuto con loro da decenni, con alcuni di loro sono anche diventato amico. E, mi creda, abbiamo provato a fare delle leggi che coniugassero la caccia con l’ecologia, ma non è stato possibile”, dice. Lui rivela di aver praticato a lungo anche la pesca: “Certo, la pesca sembra meno crudele della caccia perché non vedi l’occhio del capriolo che ti guarda spaurito, ma sempre caccia è”. L’ultima volta che ha pianto per un animale? Molti anni fa quando, racconta, un agnellino trovò una cesta di funghi sotto al tavolo, li mangiò e morì. Sarebbe potuto capitare a Pratesi “ma è morto lui”, dice, “versai fiumi di lacrime”.