La morte di Raffaella Carrà ha scosso profondamente non solo il mondo dello spettacolo, ma l’Italia intera. Da anni protagonista indiscussa della televisione italiana, Raffaella Carrà aveva deciso di non raccontare a nessuno della sua malattia. Motivo per cui la notizia della sua morte ha colto tutti impreparati. Nel corso della sua lunghissima carriera, Raffaella Carrà è diventata anche un’icona di stile dettando mode e tendenze senza mai rinunciare al suo caschetto biondo. Raffaella Carrà è stata la prima a sfoggiare l’ombelico in tv. Una vera e propria rivoluzione per quel periodo anche se Fulvio Abbate ha un pensiero diverso.
“Tra le prime riflessioni sul culto della Carrà, fino a trascenderla, c’era l’abitudine pop di attribuire al suo ombelico un valore rivoluzionario nel costume addirittura politico e antropologico, quasi che la sua rivelazione, dopo decenni di censure, di calze coprenti imposte perfino alle ballerine di fila, abbia rappresentato l’ora X della liberazione sessuale in televisione. Bum! Se un ruolo quell’ombelico ha avuto si è trattato semmai di un dato riferibile all’ambito periferico della televisione dorotea di Ettore Bernabei. Non era insomma la Rosa Luxemburg della prima rete, di Raiuno“, scrive Fulvio Abbate per Il Riformista come riporta Dagospia.
Fulvio Abbate: “Raffaella Carrà e il suo ruolo per la comunità LGBT”
Raffaella Carrà è stata una delle prime donne del mondo dello spettacolo a spendersi per i diritti della comunità LGBT. Tuttavia, Fulvio Abbate pone l’accento su tale argomento. “Anni fa una ragazza lesbica mi raccontò il suo sogno d’essere adottata proprio dalla Carrà dei fagioli: “La guardavo e pensavo, lei è la mia vera mamma, è lei che voglio”. Forse, una parola in più per i diritti del popolo LGBT Raffaella avrebbe potuto spenderla, oltre le frasi dorotee di circostanza, no?“, scrive lo scrittore e filosofo. Infine, nel suo personale ricordo, Abbate conclude così: “Questo e molto altro se ne va insieme a lei, Raffaella Carrà, nata Pelloni, emiliana di Bologna, morta ieri a 78 anni, intatta nel suo mito, nella sua biondezza magica. Certamente, nei proosimi giorni, proprio nella portineria dello storico centro di produzione di via Teulada, accanto ai ritratti di Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, Fabrizio Frizzi, giungerà anche la sua foto”.