Fulvio Filace è morto a bordo di un’auto ibrida che stava testando sulla Tangenziale di Napoli. Con lui a bordo c’era anche la ricercatrice del Cnr, Maria Vittoria Prati, che morì sul colpo. Era il 23 giugno scorso. Cinque mesi dopo, Maria Rosaria Corsaro, la mamma di Fulvio, parla al Corriere della Sera di quanto successo: “Mi costa fatica parlare, ma Fulvio ha diritto di avere giustizia. La sua è come una morte sul lavoro”. Il giovane ricercatore non credeva nelle auto elettriche, come quella che stava testando: “Diceva che non sono la soluzione. Perché inquina sia la sostanza di cui sono fatte le batterie, sia lo smaltimento”.



Il giovane amava motori a scoppio, “perciò voleva lavorare alla Ferrari. Aveva fatto domanda. Diceva: chissà se mi prenderanno. Ma come si faceva a non prenderlo? Era un ragazzo educato, rigoroso, appassionato, sano. Avrebbe fatto sicuramente bene”. Prima di realizzare il suo sogno, però, aveva deciso di svolgere un tirocinio: “Aveva fatto varie domande. Aveva avuto disponibilità dall’Iveco. Ma avrebbe svolto il tirocinio quasi tutto online. Io gli dicevo di accettare, perché doveva finire. No, mamma, devo avere le mani sui motori. Per questo aveva fatto domanda anche al settore motoristico del Cnr, non c’era posto. È andato all’Ambiente”.



Fulvio Filace, la mamma: “Non si sa da dove sia partita la combustione”

Il tirocinio di Fulvio Filace era cominciato “i primi giorni di giugno: in tutto 225 ore. A luglio avrebbe terminato. Il 10 luglio aveva l’ultimo esame. E poi nella sessione autunnale si sarebbe laureato” racconta la mamma, Maria Rosaria Corsaro, al Corriere della Sera. Dopo la combustione in Tangenziale “quando fu soccorso, fece chiamare il padre. E gli disse: papà sto male”. Le indagini stanno andando avanti ma “ancora oggi non si sa niente. Non si sa da dove sia partita la combustione: dalla batteria, dalle bombole, dai pannelli solari? E chi lo sa. Contattiamo l’avvocato ogni giorno, ma nulla”.



Secondo la mamma “sono state commesse tutta una serie di superficialità. Non sapevano a che temperatura potesse arrivare la batteria. E poi, possibile che la sperimentazione si faccia su una strada? Dopo cinque minuti sarebbero arrivati sotto la galleria di corso Malta. Saltava tutto? Un’auto si prova in un circuito, con le tute ignifughe”. La ricerca della verità prosegue ma intanto la famiglia di Fulvio è distrutta: “Parliamo sempre delle stesse cose. Ogni giorno vado al cimitero e torno a casa. Non riesco a pensare ad altro. Ho la seconda figlia gravemente disabile e un’altra figlia che compirà 19 anni”.