In occasione della Giornata mondiale senza tabacco l’Istituto superiore della sanità ha diffuso dati poco incoraggianti riguardo ai fumatori in Italia. Dopo un periodo di calo, i fumatori infatti sono tornati a crescere, 800mila in più circa rispetto al 2019, mentre è triplicato il consumo di sigarette al tabacco riscaldato, le cosiddette sigarette elettroniche. In pratica quasi un italiano su quattro, il 24,2%, è un fumatore, una percentuale che non si raggiungeva più dal 2006. Il consumo riguarda in modo praticamente uguale entrambi i sessi.



Non solo: diminuiscono i Centri antifumo, che erano 292 nel 2019 e sono adesso 268, un dato preoccupante che, come ci ha detto il professor Fulvio Tagliagambepsicoanalista e membro dell’International Psychoanalytical Association (Ipa) in questa intervista “è decisamente negativo perché è assolutamente necessaria la presenza di strutture che aiutino a combattere le dipendenze sul territorio”.



Un italiano su quattro fuma tabacco o sigarette elettroniche, un dato decisamente in rialzo rispetto al periodo pre pandemia. Abbiamo visto come durante il lockdown fosse aumentato anche il consumo di alcol. Secondo lei c’è un collegamento fra Covid e questi dati?

Naturalmente non c’è alcun collegamento tra fumo e virus, ma piuttosto tra condizioni di vita e dipendenza, mi riferisco al lockdown e al periodo di isolamento. L’isolamento comporta l’esclusione di tutto quello che è condivisione, scambio e relazione, ciò che avviene nel rapporti tra persone. Venendo a limitarsi queste condizioni si impoverisce questa dimensione della vita che è inalienabile. Allora si cercano degli oggetti sostitutivi che siano quanto più funzionali. Il fumo fa male, ma da un altro punto di vista in quei momenti in cui si è più soli e in difficoltà dà un senso di piacere.



Uno sfogo quindi?

Uno sfogo, ma anche qualcosa che è inerente a un bisogno di pace, di provare piacere. Alcol e fumo hanno una presa anche biologica nel far sentire piacere e hanno una forza persuasiva sulla mente.

Dopo oltre 15 anni dall’entrata in vigore della legge Sirchia il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è rispettato senza problemi, mentre i fumatori di e-cig, approfittando di una legislazione poco chiara, non fanno altrettanto. Manca una educazione al comportamento rispettoso?

La situazione è complessa. È chiaro che quando si cerca una via di espressione alle proibizioni, il disagio trova altre soluzioni possibili. La sigaretta elettronica rappresenta una via che viene a colmare una situazione senza dare una vera soluzione, è solo l’ennesima sostituzione di oggetto che non risolve il problema ma trova un altro modo di esprimerlo.

Sigaretta e dipendenza: la dipendenza è strutturalmente appartenente all’essere umano, ma che rapporto c’è tra dipendenza e procurarsi danni fisici?

C’è una dipendenza affettiva costitutiva dell’essere umano per la quale senza l’altro non si può esistere. Se c’è una situazione che mette a rischio gli elementi emotivi di fondo su cui siamo costituiti, questi vuoti cercano dei sostituti. In seguito a questo si verificano dimensioni che portano alla trasgressività, alla reattività, anche causando del male a noi stessi.

Mentre aumentano i fumatori, diminuiscono i Centri antifumo attivi in Italia: chi di dovere non sta facendo abbastanza?

È chiaro che questi centri, che si occupano di dipendenze non solo da fumo, sono assolutamente indispensabili tanto più in una fase come questa che non è ancora di post-pandemia. Allo stesso tempo ci rendiamo conto delle conseguenze delle chiusure e dell’aumento delle dipendenze; le istituzioni preposte sono quanto meno necessarie proprio sul territorio.

(Paolo Vites)

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