Funghi medicinali e integratori a base di micoterapici, scatta l’allerta europea su prodotti non conformi che presentano varie criticità. L’accertamento è stato condotto attraverso uno studio dell’Università di Pisa, e di Bari, Bologna Palermo e Torino, congiuntamente con i rispettivi reparti ospedalieri degli atenei. Dalle analisi sono state riscontrate gravi difformità nelle etichette e contaminazioni da micotissine superiori ai valori consentiti. Questa ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nutrients ha reso necessario un appello all’introduzione di un regolamento di controllo che dovrebbe stabilire un livello standard di qualità, uguale per tutti i produttori ed importatori.
La criticità rilevata dai ricercatori è stata quella della difficoltà di tracciamento dei principi attivi che per la maggior parte sono coltivati industrialmente in Cina e che all’arrivo non sono adeguatamente controllati per stabilire la presenza o no di contaminanti potenzialmente tossici e pericolosi. I risultati sono stati riportati anche da Quotidiano Sanità, che sottolinea la necessità di revisione di molti integratori già presenti sul mercato per scongiurare la compromissione dell’efficacia terapeutica.
Funghi medicinali, controlli su integratori “Presenti contaminazioni preoccupanti”
Il gruppo di lavoro costituito appositamente per effettuare l’analisi su funghi medicinali usati come terapia medicinale in molti integratori, è nato successivamente ad un recente congresso della Società Italiana Funghi Medicinali. Un’associazione che promuove l’utilizzo di micoterapici in campo medico e ne sostiene le proprietà benefiche. I funghi infatti sono da sempre considerati fondamentali nel campo della medicina tradizionale cinese, ma negli ultimi anni si sta diffondendo anche in Europa la terapia con questi preparati che avrebbero proprietà disintossicanti, e di miglioramento di alcune condizioni come colesterolo e trigliceridi alti.
Il problema però è quello di controllare la produzione che viene fatta in Cina, e non adeguatamente sorvegliata in termini di sicurezza. La professoressa Cristina Nali dell’Università di Pisa spiega in merito a quanto emerso, che “la presenza di contaminanti, come metalli pesanti e micotossine, oppure biologici, come microorganismi patogeni, nonché la mancanza di informazioni in merito alla purezza genetica del materiale presente nei formulati commerciali, sono tutti fattori preoccupanti“.