La strage della funivia del Mottarone rappresenta una ferita ancora aperta e decisamente dolorosa nella storia recente d’Italia e proprio in queste ore si è registrato un nuovo tassello importante nell’ambito dei suoi risvolti giudiziari. La Cassazione ha inteso annullare la sentenza del riesame di Torino, che aveva disposto gli arresti domiciliari per due degli indagati, dopo che la Procura di Verbania aveva fatto ricorso: più dettagliatamente, soltanto il caposervizio della funivia Gabriele Tadini era stato sottoposto alla misura dei domiciliari.
Come evidenzia “La Repubblica”, “i giudici della Suprema Corte hanno ora annullato l’ordinanza impugnata nei confronti di Luigi Nerini, titolare della società concessionaria, rinviando per un nuovo giudizio al tribunale di Torino e hanno annullato anche l’ordinanza impugnata nei confronti del direttore d’esercizio della funivia Enrico Perocchio limitatamente alla scelta della misura, rinviando per un nuovo giudizio al riguardo al Tribunale di Torino. La corte ha rigettato nel resto il ricorso di Perocchio”.
FUNIVIA MOTTARONE, LA CASSAZIONE ANNULLA LA SENTENZA DEL RIESAME
In prima battuta, era stato il gip Donatella Banci Buonamici a scarcerare per prima, dopo due giorni di prigione, il titolare della società concessionaria Luigi Nerini e il direttore di esercizio, responsabile della sicurezza, Enrico Perocchio, optando per la non conferma dei fermi, in quanto, a suo avviso, non persistevano il pericolo di fuga e nemmeno di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.
L’unico a cui era stata applicata una misura, quella degli arresti domiciliari, pur senza convalidare anche il suo fermo, come ricorda “La Repubblica” era stato “Tadini, che aveva ammesso di aver lasciato inseriti i forchettoni sulla cabinovia per disattivare il sistema frenante e aggirare così l’arresto dell’impianto che avveniva di frequente. A ottobre invece il tribunale del riesame aveva accolto il ricorso della procuratrice capo Olimpia Bossi disponendo i domiciliari per Perocchio e Nerini. Questa decisione della Cassazione è di nuovo in senso contrario”.