La Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa nella giornata di ieri in merito all’utilizzo dei social network da parte dei dipendenti pubblici, ed in particolare sul pubblicare messaggi, cancellare commenti o bloccare utenti, stabilendo il limite fra affari ufficiali e condotta personale. Una distinzione fondamentale, sottolinea Abc, in quanto sono milioni i dipendenti statali e federali oltre oceano che utilizzano i social media per comunicare con il pubblico, spesso attraverso un account “misto”, che includa quindi contenuti privati e ufficiali, come ad esempio avviene in Italia per le pagine social di sindaci, politici e amministratori vari.



“Quando un funzionario governativo pubblica sui social media argomenti legati al lavoro, può essere difficile dire se il discorso è ufficiale o privato”, scrive il giudice Amy Coney Barrett nel caso Lindke v. Freed. “Riteniamo che tale discorso sia attribuibile allo Stato solo se il funzionario possegga l’effettiva autorità di parlare a nome dello Stato e pretenda di esercitare tale autorità quando parla sui social media”. Secondo il giudice Barrett, la distinzione si basa quindi sul “contenuto” e non tanto “sulle etichette”.



SOCIAL E FUNZIONARI PUBBLICI USA, QUANTO STABILITO DAL GIUDICE BARRETT

Nel Primo Emendamento, dove si protegge la libertà di parola, si vieta ai dipendenti governativi di censurare commenti pubblici o bloccare un account social che offra delle comunicazioni ufficiali. Nel contempo gli stessi dipendenti mantengono i diritti, sempre sanciti dal Primo Emendamento, come privati cittadini, inclusa la possibilità di mantenere attiva una pagina personale sui media. “I funzionari statali hanno una vita privata e i propri diritti costituzionali”, ha scritto ancora Barrett “Categorizzare la condotta, quindi, necessita uno sguardo più attento”.



La Corte ha preso in esame il caso di un uomo del Michigan, tale Kevin Lindke, che era stato citato in giudizio da James Freed, dopo che i commenti postati da Lindke sulla pagina Facebook di Freed erano stati cancellati e il suo account bloccato. Lindke aveva criticato la gestione di Freed in merito alla pandemia di covid, ma quest’ultimo aveva spiegato che l’account Facebook personale e i post relativi al coronavirus, erano differenti dai suoi doveri ufficiali.

SOCIAL E FUNZIONARI PUBBLICI USA, LA DECISIONE SULLA CONTROVERSIA FREED-LINDKE

Quanto stabilito ieri dalla Corte Suprema rimanda ad un secondo esame: “Sono molto soddisfatto del risultato a cui sono arrivati ​i giudici”, ha detto Freed a ABC News in una nota. “La Corte ha respinto il test di comparizione del querelante e ha ulteriormente perfezionato un test per la revisione da parte del Sesto Circuito [Corte d’Appello degli Stati Uniti]. Siamo estremamente fiduciosi che prevarremo ancora una volta. I funzionari pubblici non possono nascondersi dietro account personali sui social media quando discutono di affari ufficiali”.

Negli ultimi anni negli Stati Uniti si sono verificate numerose controversie simili con protagonisti funzionari pubblici e persone comuni, fra cui anche quella del 2017 contro Trump, che aveva bloccato un gruppo di utenti su Twitter dopo aver criticato la sua presidenza: in quel caso la citazione in giudizio dell’ex presidente era caduta nel nulla visto che lo stesso non aveva più vinto le elezioni.