Nell’ultimo periodo in Gran Bretagna si fa un gran parlare attorno a quelli definiti, nelle sub-culture online, “Furry”, ovvero persone che si vestono e comportano da animali con sembianze antropomorfe. L’allarme è scattato dopo una particolare vicenda che avrebbe portato all’attenzione della cronaca l’esistenza, in un college del Sussex, di una ragazza che si identificherebbe con un gatto, del quale ne imita anche le sembianze indossando orecchie e coda ogni volte che le è permesso.



I Furry, però, non sono propriamente una novità, ma online si possono trovare migliaia e migliaia di foto, ma anche forum e siti dedicati, così come sono sempre più diffusi all’interno delle convention e fiere che attirano i fan della cultura “nerd” e i cosplayer. Ma c’è un’importante differenza, che evidenzia il quotidiano inglese Daily Mail che ha dedicato al tema un ampio approfondimento, ovvero che le comunità di Furry online raccolgono, prevalentemente, adulti tra i 20 e i 30 anni, che di fatto sono liberi la loro sessualità ed identità come meglio credono, mentre nei casi delle scuole inglesi si tratta in larghissima parte di ragazzini e ragazzine che hanno tra i 13 e i 16 anni, età in cui non si ha ancora una reale comprensione del mondo.



Chi sono e cose fanno i Furry

Insomma, per capire meglio le preoccupazioni inglesi in merito al dilagare dei Furry, che potrebbero effettivamente arrivare facilmente anche in Italia, bisogna fare un passo indietro e comprendere chi siano e cosa vogliano i seguaci di questa tendenza. Per capirlo meglio il quotidiano inglese ha intervistato colui che potrebbe essere la massima esperta in merito,  Sharon E. Roberts, cofondatrice dell’International Anthropomorphic Research Projects, nota come “fur-science”.

Da 15 anni Roberts studia ed indaga il fenomeno dei Furry ed ha appreso che “sono persone interessate all’antropomorfismo, che si riferisce specificamente all’attribuzione di caratteristiche umane agli animali. Circa il 95% di loro sviluppa un personaggio unico, simile ad un avatar chiamato fursona: un modo sicuro e funzionale per esplorare chi sono come persone, compresa la loro identità di genere e il loro orientamento sessuale”. I Furry, spiega, nel 70% dei casi “si identificano come LGBTQ+ e più del 25% ha un’identità di genere diversa. Sono vittime di bullismo a un tasso quasi doppio [e] dal 4 al 15% di loro è affetto da spettro autistico“.



Rischi e problemi dell’essere Furry in minore età

Visti nel loro piccolo (ma variegato ed in espansione) ambiente i Furry sembrano, a tutti gli effetti, persone innocue che trovano un modo stravagante ed unico per esplorare la propria sessualità. Ma, allora, dov’è il problema se a farlo è un 13enne, o anche un 16enne? Secondo diverse associazioni, citate dal quotidiano inglese, potrebbe trattarsi dell’esternazione di un qualche problema mentale, potenzialmente anche grave.

Secondo Lucy Marsh del Family Education Trust, se si indaga sui Furry “ci si rende conto che c’è qualcosa di manipolatorio. Dire che in realtà si è un animale, e gli insegnanti e gli alunni stanno al gioco, significa insegnare ai bambini a negare la realtà. Può essere molto disorientante. Se un adolescente viene a scuola e vuole essere identificato come un gatto, la prima domanda dovrebbe essere: cosa sta succedendo nella vita di questo bambino e a cosa è stato esposto”. Inoltre, seppur l’essere Furry potrebbe essere innocuo in un ambiente controllato come la scuola, “se si porta questo comportamento sui social media, dove non tutti sono chi dicono di essere, si incontrano dei problemi”.