I furti di marmitte d’auto stanno divenendo sempre più frequenti negli ultimi anni, e i pezzi vanno ad alimentare il mercato nero dell’est Europa, arrivando nelle zone di guerra, utilizzati per realizzare i droni che stanno sorvolando i cieli di Ucraina e Russia. Questo quanto scrive stamane il Corriere della Sera, sottolineando come siano centinaia i casi ogni giorno di furti di catalizzatori, che non sono dei semplici “tubi di ferro”, ma quasi un tesoro, e Milano è una delle città più colpite da questo triste fenomeno. Negli Stati Uniti si è passati da 3.398 casi nel 2019 ai 14.400 del 2020, e i numeri dovrebbero aumentare ulteriormente negli ultimi tre anni. Attenzione anche all’Europa, dove nel Regno Unito la crescita è stata del 70 per cento, ma anche Francia, Spagna e Italia «che nel 2021 ha presentato un notevole aumento».
Dati precisi, sottolinea il Corriere della Sera, non ce ne sono anche perchè molti casi non vengono denunciati e si va direttamente in officina senza “perdere tempo”. Tra l’altro si tratta di furti che hanno dei costi, fra i 700 e i duemila euro. Le auto più rubate sono Toyota e Smart, ma in generale si tende a rubare l’auto più recente, in quanto dotate della tecnologia ovviamente più moderna. Si pensi che sul mercato nero un catalizzatore vale fino a 300 euro, ma solitamente non viene venduto come ricambio. Al suo interno si trovano fra i 6 e i 30 grammi di metalli rari per ridurre emissioni.
FURTI DI MARMITTE E CATALIZZATORI: DALL’ITALIA ALLE GUERRE: AZIENDE CHIEDONO PIÙ CONTROLLI
Si parla di rodio, palladio e platino che valgono come l’oro se non di più: 161mila euro per un chilo di rodio, 32mila per platino e palladio. In media i furti di marmitte e catalizzatori durano circa solo 15 minuti e vengono compiuti da italiani ma anche stranieri come slavi, polacchi, macedoni, moldavi.
Per portarli a termine si utilizzano inoltre delle apparecchiatura all’avanguardia che in pochi li posseggono in Italia. Una volta rubati i catalizzatori vengono spediti all’estero grazie a delle normative poco chiare circa la gestione dei rifiuti. In altri casi, invece, vengono dati ai demolitori che girano parte del materiale recuperato al mercato nero. Il mondo dell’automotive ha chiesto al governo di tracciare con sistemi gps il “prezioso rifiuto” di modo da arginare il problema: se ne sta parlando nella Commissione industria del Senato.