Il G7, la cui riunione è in corso di svolgimento in questi minuti, stando a un’anticipazione diffusa da “Al Arabiya”, avrebbe scritto in una bozza la seguente dichiarazione: “Nessun Paese riconosca unilateralmente il regime talebano, occorre un coordinamento con il Consiglio di sicurezza dell’Onu”, sottolineando la “solidarietà dei leader con il popolo afghano”. Parole pesanti, nei confronti delle quali, al di là del fatto che l’incontro sia tuttora in corso e ogni valutazione vada posticipata alla sua conclusione, assume un peso non indifferente anche il ruolo dell’Italia, dal momento che il nostro Paese presiede il meccanismo che include anche la Russia, la Cina e l’India.



Tutt’altro che casuale è il fatto che, nei giorni scorsi, tanto il premier Mario Draghi quanto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, abbiano insistito con forza sulla necessità di coinvolgere nel processo di soluzione della crisi dell’Afghanistan anche e soprattutto il Cremlino e i due Paesi dell’Asia. Stando a quanto emerso sin qui, il nostro presidente del Consiglio ha avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin, il quale nelle scorse ore ha esternato un punto di vista molto critico nei confronti dei rifugiati afghani, e starebbe provando ad allacciare i contatti anche con Xi Jinping, leader della nazione del Dragone.



IL G7 INVITA A NON RICONOSCERE IL REGIME TALEBANO: IL POTERE DEGLI USA NON C’È PIÙ?

Il G7 che si sta svolgendo ora rischia tuttavia di “denunciare” una condizione di sostanziale inutilità di questo tipo di meccanismo, visto che la caduta di Kabul e la conquista del governo da parte dei talebani hanno reso evidente he il ruolo di leader globali degli USA è quantomeno in decrescita.

L’attenzione generale, inevitabilmente, adesso è rivolta al G7, dal momento che appare ormai inevitabile coinvolgere anche altre potenze e altri attori nel dialogo sulla crisi afghana. Quali? Quelle annunciate poco fa, vale a dire Russia, Cina e India.