I gabbiani a Roma tornano a fare notizia anche in tempo di Coronavirus: diversi giornali hanno riportato infatti la notizia che questi uccelli, privati del cibo che solitamente ricevevano indirettamente dagli esseri umani, in particolare grazie agli avanzi di bar e ristoranti forzatamente chiusi in queste difficili settimane di lockdown per la pandemia di Coronavirus, sono diventati feroci predatori di altri animali, in particolare topi e piccioni.



La notizia ha attirato l’attenzione di molti, non solo in Italia: ne parla infatti il Corriere della Sera, ma vi ha dedicato un articolo persino il britannico Telegraph, dunque il fenomeno gabbiani a Roma è popolare anche fuori dai confini italiani. In effetti possiamo ricordare che negli scorsi anni i gabbiani erano stati al centro addirittura di polemiche politiche, ad esempio quando Matteo Salvini aveva preso proprio la proliferazione di questi uccelli a Roma come simbolo della pessima gestione della Capitale da parte dell’amministrazione guidata dalla sindaca 5 Stelle Virginia Raggi.



La situazione aveva raggiunto picchi di drammaticità nel 2018 soprattutto a settembre, in seguito alla chiusura della discarica di Malagrotta, quando i giornali parlavano senza termini di Roma invasa dai gabbiani, nuovi padroni della città, inferociti “conquistatori” degni eredi dei barbari o dei lanzichenecchi.

GABBIANI A ROMA NUOVI PREDATORI: PARLA LO ZOOLOGO

Con gli uomini costretti in quarantena, i gabbiani a Roma sono di nuovo tornati padroni, ma con la variante di non poter trovare il cibo grazie alle attività umane, praticamente paralizzate in queste settimane. Ecco allora che il cibo perfetto per i gabbiani sono diventati topi e piccioni, cacciati con metodi degni di “killer a sangue freddo“, come i gabbiani di Roma vengono definiti appunto dal Telegraph.

Bruno Cignini, uno zoologo della Università di Roma Tor Vergata, ha dichiarato al Corriere della Sera che i gabbiani stanno tornando ad essere predatori cacciando come detto soprattutto piccioni e topi/ratti, ma anche rondini, merli, picocli e persino andando a pescare nel Tevere. “Gli animali cambiano le loro abitudini come noi stiamo cambiando le nostre”, ha riassunto la situazione Cignini.

Lo zoologo ha aggiunto che questo per i gabbiani è “il periodo di nidificazione, quindi frequentano soprattutto il luogo dove si riproducono, stanno sempre dove sono i piccoli che proprio in questi mesi iniziano a nascere, anche perché temono altri predatori come le cornacchie”. Mangiare piccioni o topi morti non è certo una novità per i gabbiani di Roma: ucciderli per nutrirsi è però il cambiamento reso necessario dal lockdown, che ha dunque tra le sue tante conseguenze anche quella di avere reso i gabbiani dei “serial killer” naturali.