Il piccolo Gabriel è stato strangolato con un calzino, quello di Nicola Feroleto? Entrambi erano seduti sul prato per provare a tranquillizzare il bambino, poi lui gli ha messo il suo calzino attorno al collo e gli teneva la bocca chiusa, mentre la Donatella Di Bona gli premeva con le mani sul collo. Questa la ricostruzione dell’omicidio del bambino fatta da “La Vita in Diretta”. Al programma di Raiuno ha parlato Anna, la compagna di Nicola Feroleto: «Io non penso che abbia fatto tutto da solo, penso che siano stati tutti e due. Lui con noi era tranquillo, secondo me non sarebbe capace. Forse lei vuole liberarsi così, ma non uscirà dal carcere». La donna ha ribadito che lui le aveva chiesto di coprirlo. «Lui appena è arrivato si è lavato le mani ed è rientrato, poi si è seduto a tavola. Era tranquillo, ha mangiato fino al dolce. Mi disse che se mi avessero chiesto qualcosa dovevo dire che era qui con me». Anna ha poi spiegato di aver accettato la relazione extraconiugale di Nicola per il figlio. «Se fosse davvero lui colpevole, non lo perdonerei mai. Devono pagare per quello che hanno fatto. (agg. di Silvana Palazzo)

GABRIEL FEROLETO UCCISO DAL PADRE NICOLA?

Il piccolo Gabriel è stato ucciso dal padre Nicola Feroleto? Questa è l’accusa rivolta da Donatella Di Bona, madre del bambino strangolato. La donna ha cambiato di nuovo versione, spiegando che l’uomo, dopo essersi reso conto di aver ucciso il figlio, le avrebbe chiesto di non raccontare quanto accaduto. Entrambi comunque restano in carcere e “La Vita in Diretta”, che intervisterà la compagna di Nicola Feroleto, ha annunciato novità in merito alla morte del bambino. I due genitori erano amanti: Nicola Feroleto era infatti legato da tempo ad un’altra donna, che oggi tornerà a parlare ai microfoni del programma di Raiuno. Intanto il criminologo Carmelo Lavorino, consulente della difesa, come riportato dal Quotidiano del Lazio, ha descritto Donatella Di Bona come «succube di un uomo (Nicola Feroleto, ndr) e terrorizzata dalla scena della morte violenta del proprio bambino (tanto da addossarsi colpe non sue)». Per questo «si sente intimamente e moralmente responsabile per non avere avuto la forza di impedire quello che è accaduto: la morte del figlioletto».

“DONATELLA DI BONA SUCCUBE DI NICOLA”

Il criminologo Carmelo Lavorino, che con la collega Roberta Bruzzone è consulente della difesa, sostiene che l’omicidio di Gabriel Feroleto sia avvenuto «nel campo oltre la curva di via Termini di Piumarola, proprio il punto che la Di Bona ha indicato sin dall’inizio come il teatro della tragedia». Inoltre, al Quotidiano del Lazio ha spiegato che «Nicola Feroleto era presente al fatto e le tracce criminalistiche, comportamentali, testimoniali e telematiche sembrano deporre in tal senso». La madre del piccolo Gabriel «ha sempre accettato supinamente ciò che le veniva imposto dall’amante Feroleto pur di non perdere l’oggetto amato». Un meccanismo che Lavorino ha paragonato «a quello che colpisce le donne maltrattate». Tutto questo per il criminologo «spiega come mai una madre non ce la faccia a intervenire a bloccare pur assistendo alle violenze dell’amante sul proprio bambino, per poi manifestare grossi sensi di colpa sino ad autopunirsi ed a stravolgere la realtà autoaccusandosi, anche in seguito alle pressioni, alle minacce ed agli ordini ricevuti».