Gabriel Shipton, fratello minore di Julian Assange, gira il mondo per cercare di salvarlo. Ha anche prodotto un film, Ithaka, diretto dal regista Ben Lawrence, che racconta il caso dal punto di vista della moglie Stella, del padre John Shipton e della campagna globale per salvarlo. Gabriel e Julian non sono cresciuti insieme. “L’ho conosciuto negli ultimi anni della mia adolescenza“, racconta al Fatto Quotidiano. Ricorda le loro chiacchierate, la capacità di ascolto del fratello. La vicenda WikiLeaks li ha allontanati, ma non ha mai avvertito pentimento da parte del fratello. “Da moltissimi anni era interessato a usare strumenti come Internet, la sua architettura e la crittografia per rivelare ingiustizie o tutelare fonti giornalistiche“.



Infatti, Julian Assange lavorava su crittografia per le fonti e per i giornalisti per far in modo che potessero proteggere le informazioni anche sotto tortura. “Ha sempre puntato a utilizzarla per proteggere le persone e rivelare la corruzione, non ha mai pensato: come posso farci più soldi?“. Gabriel Shipton gli ha fatto visita in prigione a Belmarsh. “Ci sono stato molte volte. Appena imprigionato lì dopo l’arresto, era essenzialmente in isolamento. Quello è stato il periodo più oscuro, in cui l’ho trovato in uno stato in cui non l’avevo mai visto prima e la visita durava un paio d’ore, poi dovevo lasciarlo e non potevo sapere cosa gli sarebbe accaduto all’interno della prigione”.



“HO VISTO ASSANGE IN CONDIZIONI TERRIBILI…”

Far visita a Julian Assange è sempre stressante per la sua famiglia, ma ora gli accessi sono più regolari e questo è importante. “Può vedere la famiglia più spesso, ma rimane quella sensazione di ansia, perché non si sa mai… Mi tornano i ricordi di quando l’ho visto in quelle condizioni terribili“. Da lì percepisce comunque la campagna per salvarlo. “Sapere che non solo persone di tutto il mondo stanno lottando per la sua libertà, ma che il lavoro che lui ha fatto con WikiLeaks è importante per la gente di ogni luogo, gli dà la forza di andare avanti“. Il film Ithaka è un modo per far conoscere Julian Assange tramite le persone a lui vicine. “Ce lo hanno portato via, lo hanno portato via da tutti, disumanizzato, demonizzato“, prosegue Gabriel Shipton al Fatto Quotidiano. Nonostante in Italia ci sia tanto attivismo, due importanti festival del cinema (Roma e Torino) hanno rifiutato di far vedere al pubblico il film. “Abbiamo incontrato barriere simili in ogni luogo. Esistono in tutto il mondo del cinema, che siano organismi finanziati dai governi, o Netflix o festival, bloccano progetti che non si adeguano alla narrativa politica del momento“. Intanto cinque grandi media (New York Times, il Guardian, Der Spiegel, Le Monde, El País) hanno chiesto all’amministrazione Biden di far cadere le accuse contro Julian Assange. “Se non pensassi di vincere, non farei tutto questo. Ho fiducia, assoluta fiducia, che vinceremo“.

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