Gabriele Albertini ha commentato in una intervista a Libero Quotidiano i numerosi fenomeni di criminalità registrati a Milano, città di cui è stato sindaco dal 1997 al 2006. “I reati predatori, negli ultimi 4 anni, sono aumentati del 50% ed è proprio questo che influenza la percezione di sicurezza, perché tocca tutti e colpisce indistintamente. Chiunque può essere vittima di borseggi, furti, aggressioni, e sentirsi sotto minaccia. Diversamente dall’omicidio tra bande, che resta confinato nel gruppo criminale”.
L’attuale primo cittadino Beppe Sala, tuttavia, ritiene che il fenomeno sia sovradimensionato dai media. “Invece bisogna stare attenti perché il percepito non è molto distante dalla realtà. Se è vero che i reati predatori sono il 50% in più allora è vero che il pericolo esiste”. Uno dei motivi, secondo l’ex sindaco, è l’immigrazione. “Secondo le statistiche più recenti 3 aggressioni su 4 sono commesse da immigrati, ma il politicamente corretto che affligge la sinistra impedisce di dirlo. Non ce l’ho con gli immigrati, è questione di realtà e buonsenso. Qui da noi hanno vitto e alloggio assicurato e sono liberi di andare in giro tutto il giorno. Si annoiano e non sanno cosa fare, così finiscono ammaliati dalla criminalità”.
Gabriele Albertini: “Criminalità a Milano? Il pericolo è reale”. Il parere dell’ex sindaco
I migranti, tuttavia, non sono l’unica fonte di criminalità a Milano. Il pericolo arriva anche dai giovanissimi, stranieri e non. Le baby gang sono l’apice del fenomeno. “In effetti c’è una gioventù che non ha più valori ed è priva di interessi e di senso della disciplina. Noi nel ’68 avevamo ‘l’imagination au pouvoir’. Adesso c’è ‘la sensazione al potere’. Gang violentissime composte anche da virgulti della borghesia piccola e media che si divertono a commettere abusi di gruppo spesso su giovanissimi coetanei”, ha sottolineato Gabriele Albertini.
Il problema, secondo l’ex sindaco, nasce in questo caso dai genitori. “C’è qualcosa di tragico in una famiglia che non solidarizza con il maestro e ricorre al tar o piglia a schiaffi il prof se il figlio prende un brutto voto. Significa essere solidali “verso una società senza padre”, Alexander Mitscherlich fu profetico nel ‘63”, ha concluso.