Gabriele Cirilli, ospite a Italia Sì, ha parlato della sua famiglia e, in particolare, della moglie Maria De Luca. “È una grande donna. Ci siamo fidanzati il 13 ottobre 1984 e ci siamo sposati il 18 settembre del 1993. Trent’anni di matrimonio più nove di fidanzamento. Mi sopporta”, ha ammesso. Poi ha rivelato un retroscena: “Lei ha rinunciato al lavoro in farmacia per me, che faccio un mestiere complicato. Era lei che portava i soldi a casa, pagava le cene e i pranzi anche ai miei colleghi. Un giorno sono andata a riprenderla dalla farmacia, ero insieme ad un collega, e ci disse che si era licenziata. Io che amo il rischio, le dissi brava. Il mio amico invece le chiese che cacchio aveva fatto”.
Una scelta che si sarebbe rivelata vincente. “Da Roma siamo andati a vivere a Milano, ha deciso lei perché pensava potesse darmi qualcosa. È lì che arrivò Zelig, che mi diede la popolarità televisiva di cui avevo bisogno. È stato determinante per la mia carriera”. Anche la famiglia di Maria si è ricreduta in questo modo su Gabriele. “Mio suocero è stato un grande medico. Non sopportava che la figlia stesse insieme ad un artista. Ha cercato di ostacolarci in tutti i modi. Quando ha visto che avevo preso la strada giusta, che c’era la possibilità di diventare qualcuno, andava nei teatri a vantarsi di essere mio suocero. Inizialmente però voleva che diventassi magazziniere”.
Gabriele Cirilli: “Mia moglie Maria era farmacista”. Il racconto sulla sua famiglia
Gabriele Cirilli, oltre che della famiglia creata con la moglie Maria, ha parlato anche di quella di origine. “Papà Mario era un grande calciatore, lo voleva la Roma. Mio nonno però lo obbligò a continuare la tradizione, lavorando nell’azienda di marmi. È stata la sua rovina. È anche per questo che con me i miei genitori non hanno fatto lo stesso. È stata più mamma a spronarmi, lui non era del tutto convinto del mondo dello spettacolo. Mi hanno educato in maniera giustamente più rigida. Lo schiaffo non mancava e mi ha fatto bene”, ha ricordato.
Il momento della sua morte non è stato semplice per il comico. “È andato via in modo molto sereno. Lui stava molto male e venne a vedere lo spettacolo “I sette Re di Roma”, ero ancora un allievo di Gigi Proietti. Io e il maestro entrammo in camerino alla fine dello spettacolo e lui capì la situazione. Lasciò tutto, andò da mio padre e gli disse: ‘Signor Mario, non si preoccupi. Lo lasci volare il suo ragazzo, ce la farà’. Papà con quelle parole si è rasserenato e si è spento tranquillo”.