Nel corso della sua vita Gabriele D’Annunzio è stato accusato di avere delle simpatie per il fascismo anche se D’Annunzio ha nutrito qualche diffidenza nei confronti di Benito Mussolini e del suo partito. Tra i due, ci fu sempre un rapporto incentrato sui giochi di rapporto di giochi di potere e nonostante il politico italiano finanziò la sua spedizione e lo ammirasse come poeta, giornalista e scrittore il rapporto tra i due si incrinò definitivamente con la salita al potere di Hitler. Il capo di stato tedesco era ritenuto dal poeta un “Pagliaccio feroce” e quando l’Italia e la Germania si allearono, il capo di stato italiano iniziò a controllare il poeta non fidandosi più delle sue iniziative. Con la morte del poeta, il 1 marzo 1938 il regime fascista volle celebrare il poeta con un funerale di stato.
Gabriele D’Annunzio, la prima guerra mondiale e l’ascesa al fascismo
Gabriele D’Annunzio, classe 1863 e morto nel 1938; è stato poeta, giornalista, drammaturgo, politico e militare italiano. E’ un grande simbolo del decadentismo ed è anche una celebre figura nella prima guerra mondiale. D’Annunzio decide di partecipare alla guerra per provare una nuova esperienza e sottomettere altri popoli; di quel periodo è importante dire che guidò un gruppo di sostenitori fino a Fiume, nell’attuale Croazia, per conquistarla e renderla un territorio italiano, anche se poco dopo la città venne dichiarata “città libera e lui fu costretto a ritirarsi.
Dopo la grande guerra, D’Annunzio iniziò la sua ascesa verso il fascismo, che come tutti sappiamo è un movimento fondato sulla violenza e su un regime di governo dittatoriale. Proprio quel movimento rispecchiava a pieno le idee del poeta come: l’appoggio della politica coloniale, il disprezzo delle masse borghesi, il disprezzo per l’altruismo e molto altro. Quello del poeta con il fascismo fu un rapporto in verità molto complesso, non aderì mai ufficialmente al movimento fascista eppure molti dei suoi motti e dei suoi simboli vennero usati dai fascisti e da Mussolini stesso per celebrarlo come grande poeta italiano.
Gabriele D’Annunzio, il poeta ribelle amato dai fascisti
Corrono gli anni del Fascismo e Gabriele D’Annunzio diventa il poeta più ammirato dai politici del tempo, in particolare da Mussolini. Il Duce utilizza il poeta come propaganda, lo usa come esempio da seguire e inizialmente lo fa diventare principe del Montenevoso. Fu lo stesso Mussolini a finanziare la sua impresa a Fiume e tramite quell’impresa il politico riesce ad acquisire molto denaro. D’Annunzio lo accusa inizialmente di aver utilizzato quel denaro per finanziare il proprio partito e gli scrive anche una lettera. Poco dopo, il Duce inizia ad elogiarlo, temendolo per la sua grande popolarità.
D’Annunzio viene ricoperto di onori e in questo modo il poeta non poteva esternare il suo disprezzo per la trasformazione del movimento fascista in regime dittatoriale. Poco tempo dopo il poeta si ritiene disgustato dall’alleanza tra l’Italia e la Germania e definisce Hitler un “pagliaccio feroce”. Da quel momento nonostante le propagande e le nuove imprese fiumane di D’Annunzio, Mussolini inizia a controllarlo perché non si fida più delle sue iniziative. Alla morte del poeta, il regime fascista volle celebrarlo con un funerale di stato, a cui parteciparono in tantissimi.