Gabriele Muccino, attraverso le colonne del “Corriere della Sera”, si è raccontato a tutto tondo, parlando di sé, della sua carriera e del rapporto ormai irrecuperabile con il fratello Silvio. In prima battuta, però, ha confessato di avere sofferto di balbuzie, problema che ha fatto in modo che si creasse in lui un suo personale osservatorio delle relazioni umane e della vita, che è stato poi riutilizzato e riciclato nel suo modo di fare cinema.



È così che il personaggio di Stefano Accorsi ne “L’ultimo bacio” “ero io, completamente – ha svelato Gabriele Muccino –. Quel film scatenava un’esplosione emotiva nello spettatore che spesso litigava con il partner con cui era andato al cinema, perché scoprivi che uno la vedeva come Accorsi e l’altro come Mezzogiorno… Ci sono persone che dopo averlo visto si sono lasciate e ancora oggi mi ringraziano della fuga che hanno compiuto. Per quanto mi riguarda, ‘L’ultimo bacio’ fu una sorta di tsunami”. Muccino è cresciuto in solitudine, tanto che, per sua stessa ammissione, a 14 anni non sapeva neppure chi fossero i Beatles, e ha individuato nel cinema un trampolino per comunicare se stesso agli altri. Anche se, l’estate dopo la maturità, rischiò di morire: “Avevo 18 anni ed ero a Rodi. Una notte caddi con il motorino in un burrone: fu molto brutta, tra quelle rocce andai vicino alla morte e ho ancora addosso le cicatrici, sulla testa. Pieno di sangue riuscii a tirarmi fuori di lì, forse grazie all’adrenalina”.



GABRIELE MUCCINO: “CON MIO FRATELLO SILVIO HO VISSUTO UN LUTTO”

Impossibile, nell’ambito della chiacchierata con il “Corriere della Sera”, non fare riferimento al rapporto inesistente tra Gabriele Muccino e il fratello Silvio: “Con lui ho vissuto un lutto, un lutto di una persona vivente, che non vedo dal 2007. È stata una esperienza per me aberrante da un punto di vista psicologico: mi ha scarnificato. Rimane una delle cose più incomprensibili, ingiustificabili e forse anche imperdonabili. A un certo punto, quando questo lutto si è elaborato, quando ho smesso di soffrire, sono passati ormai 15 anni. Lì ti rendi conto che quella persona non la vuoi più incontrare, non hai più nulla da raccontare perché fondamentalmente non la stimi, non la ammiri e non la conosci più”.



Impossibile anche soltanto pensare a un chiarimento tra di loro, secondo Gabriele Muccino: “Quando tuo fratello scompare senza neanche dirti perché per una vita intera, il corpo soffre, soffri psicologicamente, ti svegli nel cuore della notte come se ti mancasse l’aria, perché hai voglia di tuo fratello. Era un pezzo di me. Mi ha tolto una parte enorme della mia vita e ora quella parte lì se ne è andata. La nostra difesa naturale nell’elaborazione delle sofferenze fa in modo che si crei uno spessore sulla cicatrice tale da far diventare quella cicatrice insensibile”.