La pesante accusa di razzismo rivolta da Gabriele Muccino ad una discoteca di Ravenna non poteva cadere nel vuoto. E infatti Mattia Montanari, uno dei soci dell’ex Kojak di Porto Fuori, diventato Hof (Hall of Fun) dal 15 novembre scorso, la respinge. «Il nostro locale non è razzista. Ci lavorano e ospita tanti immigrati. Quel gruppo è rimasto fuori solo perché in passato alcuni di loro avevano dato problemi». L’uomo ne parla al Resto del Carlino, smentendo la versione del regista, secondo cui al figlio sarebbe stato detto che non poteva entrare con i suoi amici nel locale «perché loro sono neri e fanno casino». Montanari spiega che non crede che quella frase sia stata pronunciata, ma d’altra parte non ne ha la certezza. «Se invece avrò le prove che è stata detta, il responsabile non lavorerà più qui». Ma a prescindere dalla frase infelice, il nodo riguarderebbe la sicurezza. La discoteca ha dovuto imporsi un giro di vite dopo aver avuto alcune gatte da pelare. I soci spiegano che il cambio di brand è stato necessario anche per elevare un po’ il target.



GABRIELE MUCCINO E L’ACCUSA DI RAZZISMO: LA REPLICA DELLA DISCOTECA

Dalla discoteca di Ravenna Porto Fuori fanno sapere che tra novembre e dicembre avevano avuto problemi con un gruppo di giovani tutti di origine marocchina, senegalese e nigeriana. «Ben tre volte abbiamo dovuto chiamare le forze dell’ordine per liti nel locale, tra di loro o con gli altri avventori», ha raccontato Mattia Montanari al Resto del Carlino. «Sabato questo gruppo si è ripresentato intorno all’una, erano una ventina di persone. Tra questi una parte sono stati fatti entrare, perché conosciuti dagli addetti alla sicurezza per non avere mai dato problemi, i più problematici sono stati tenuti fuori». Tra questi c’erano anche otto italiani che avevano a loro volta dato problemi il 21 dicembre scorso. Quindi per Montanari «il razzismo non c’entra nulla». E quindi, rispondendo al regista Gabriele Muccino, aggiunge: «Non è stata fatta una scelta per il colore della pelle, sono accuse allucinanti. Dentro al locale c’erano persone di tutte le etnie». A riprova di ciò afferma che il personale è costituito anche da persone straniere. «Può essere capitato che alcuni ragazzi, magari tranquilli, siano rimasti fuori perché facevano parte di un gruppo sotto attenzione. E di questo mi scuso», ha quindi concluso.

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