Nel corso della sua ospitata a Domenica In, Gabriele Muccino ha voluto parlare anche del suo incontro con Will Smith e dell’esperienza in America: “Il sogno americano? Io l’ho proprio vissuto perché il tema del film con Smith si è sovrapposto alla mia avventura, io sognavo in quel momento di diventare un regista hollywoodiano. Questa sovrapposizione sarà stato il successo del film e la sinergia con Smith”.
Da quel momento ha ufficialmente inizio la sua avventura americana durata ben 12 anni, durante i quali nel 2009 nasce anche la figlia Penelope. “Lì inizio a conoscere Hollywood che non ha nulla della cura che Will aveva avuto verso di me nel proteggermi. Hollywood è una macchina infernale e nel mio terzo film fu un’esperienza tremenda che mi ammalò l’anima. ad un certo punto vado via in un momento di isteria e loro chiamavano mia moglie”, ha concluso, ricordando poi di aver terminato il film anche se avrebbe dovuto lasciarlo a metà poiché rappresentò il momento più basso della sua carriera. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Gabriele Muccino ospite a Domenica In
Gabriele Muccino è stato tra gli ospiti della puntata di oggi di Domenica In, nella puntata “breve” trasmessa prima della conferenza del premier Draghi. Si comincia con un omaggio dedicato al regista ospite di Mara Venier. Muccino ha anche scritto un libro: “La vita addosso – Io, il cinema e tutto il resto”: “Avevo accumulato così tante esperienze in Italia e in America con personaggi illustrissimi, andando molto in alto e anche molto in basso e in questi tre atti di questa commedia umana che è la mia vita – inizi, apice del successo e la macchina di Hollywood che mi ha mangiato l’anima – ho ritrovato il mio pubblico e me stesso”, ha spiegato.
“Ero stato decentrato da un sistema troppo alieno rispetto al nostro”, ha spiegato parlando dei 12 anni vissuti in America, “troppi”, ha ammesso. Nel suo libro c’è tutto di sé. Lui non avrebbe non potuto fare il cinema. Il padre lavorava in Rai ma il motore non sarebbe stato questo. La mamma era costumista e lo portava sul set, ma la cosa più forte è che lui, da grande solitario, andava da solo al cinema sotto casa perché “solo con i film stavo bene”. “Il cinema mi ha snodato e sciolto i nodi della vita”, ha aggiunto.
Gabriele Muccino e la sua vita: la famiglia e i suoi amori
Tra gli altri amori di Gabriele Muccino, oltre al cinema, ci sono anche i colombi. Prima del liceo andava in una casa in campagna ad accudire i colombi: “Ero un po’ leopardiano, ma io stavo bene da solo con i contadini, con le mucche ed i colombi, che erano monogami e fedeli tutta la vita. Con loro assistevo in fase di contemplazione e nutrimento dell’anima che senza volerlo stava formando una sensibilità che sembrava buffa e bizzarra, per poi trasformare in racconti”, ha spiegato alla conduttrice.
Un filmato anche sulla sua famiglia ed uno sui suoi primi ruoli negli anni Ottanta: “Autori geni!”, si è limitato a commentare, “una cosa sconvolgente, neanche sapevo che esistessero!”. Per Gabriele Muccino si è trattato della prima ospitata con Mara Venier: “Sto talmente bene che non vado più via!”, ha ammesso poco prima di congedarsi. “A fare l’attore ero a disagio ma in realtà anche in quella cosa che fu per me molto faticosa e che durò 9 mesi, io imparai tante cose, anche a conoscere l’anima, la sensibilità dell’attore”, ha spiegato. Qualcosa che poi gli è servito nel suo ruolo di regista.
Il rapporto con il fratello Silvio
Sul lavoro insieme al fratello Silvio nel secondo film e sulla loro lontananza dolorosissima, Gabriele Muccino ha ammesso: “Ne parlo nel libro per la prima e ultima volta perchè è molto doloroso. E’ accaduto un allontanamento che ha deciso di avere verso i miei genitori, miei e poi verso coloro con cui aveva fatto dei film. E’ stato inspiegabile”. Lui non lo vede da moltissimi anni e non ha mai parlato “non volevo che ci si abbassasse al gossip becero ed ho lasciato che fosse lui a parlarne”.
I due fratelli non si vedono da 14 anni ma oggi “quel lutto e quel dolore sono passati”, quasi per una sorta di sopravvivenza, “ho fatto di tutto ma non puoi salvare chi non vuole essere salvato”. Sulla sofferenza dei genitori l’ha definita “enorme e distruttiva”. L’argomento a quanto pare fa ancora molto male al punto che Gabriele ha spiegato di averne parlato in poche pagine del suo libro per mettere per iscritto anche la sua verità ma di non voler approfondire più l’argomento.