ARRESTATO IL FIGLIO DELL’EX MINISTRO VISCO: ACCUSATO DI CORRUZIONE E TRAFFICO DI INFLUENZE A ROMA
Nell’ambito di una maxi inchiesta su presunte corruzione e traffico di influenze illecite a Roma, è stato arrestato ieri Gabriele Visco, figlio dell’ex Ministro dell’Economia sotto i Governi Prodi e D’Alema, ovvero Vincenzo Visco. Con il “rampollo” di casa Visco, la Guardia di Finanza ha disposto arresti per altre 3 persone, un avvocato romano e due imprenditori, tutti comunque posti ai domiciliari: i finanzieri hanno poi eseguito anche il sequestro preventivo totale di 230mila euro. Rete di relazioni, scambi di favori, richieste di promozione e un’ascesa velocissima nel mondo della finanza che conta a Roma: queste le accuse “allargate” per i 4 accusati a vario titolo di corruzione e traffico di influenze.
Il 52enne ex dirigente di Invitalia e di Telecom viene ritenuto in grado negli anni di aver aiutato gli amici imprenditori ad aggiudicarsi appalti pubblici, in cambio di una rapida scalata: questa ovviamente la versione dell’accusa secondo le prime carte e intercettazioni diffuse con stralci dall’ANSA, da “La Repubblica” e dal “Corriere della Sera”. L’indagine originaria è della procura di Roma e gli arresti sono stati disposti dalla GdF in seguito a un’ordinanza del gip del tribunale: viene ipotizzato per Gabriele Visco e per gli altri arrestati un sistema di relazioni illecite diffuso e consolidato, nel quale «un ex dirigente pubblico, con la mediazione di un imprenditore romano, avrebbe favorito, a fronte di denaro e altre utilità, l’aggiudicazione di un bando di gara di oltre quattro milioni di euro a una società riconducibile a un costruttore e tentato di agevolare l’assunzione presso una partecipata pubblica di una persona vicina a quest’ultimo», si legge ancora nelle carte. Non solo, nelle indagini emerge anche una vicenda di corruzione per la quale l’ex dirigente Visco jr avrebbe anche affidato un incarico di consulenza, per un importo di 230mila euro, «presso l’ente in cui era impiegato a un avvocato di sua conoscenza, ottenendo la retrocessione di parte dei compensi fatturati dal legale per prestazioni in realtà mai effettuate».
CHI È IL “RAMPOLLO” GABRIELE VISCO E LA REAZIONE DEL PADRE: “NON SO DI COSA SI TRATTI”
Gabriele è figlio per l’appunto di Vincenzo Visco, economista ex Pds, Ds, Pd e Articolo 1, Ministro delle Finanze nei Governi di Centrosinistra dal 1996 al 2000 e considerato dagli oppositori politici come “Dracula” – copyright Giulio Tremonti – per l’attenzione ai conti pubblici e i regimi di tassazione. Il figlio però, da dirigente pubblico con diversi ruoli di rilievo in relativamente pochi anni, ora è accusato di aver chiesto/scambiato favori un po’ con tutti nei salotti che contano della Capitale. Da trentenne ottiene un posto di valore nella Telecom di Marco Tronchetti Provera, poi nel 2008 l’occasione della vita con l’assunzione a Sviluppo Italia, quello che oggi si chiama Invitalia e che venne fondato nel 1999 da Massimo D’Alema, di cui Visco sr era Ministro dell’Economia. A firmare la sua lettera di assunzione all’epoca fu Domenico Arcuri, l’ex amministratore delegato di Invitalia divenuto famoso in epoca Covid per il ruolo di “supercommissario”, oggi sotto inchiesta per la storia delle mascherine dalla Cina.
Nell’ordinanza cautelare a carico delle quattro persone coinvolte, il gip di Roma scrive – come riporta TgCom24 – che «Neppure il licenziamento di Visco da Invitalia, avvenuto il 12 aprile 2023, mina la sua capacità di proseguire nelle attività illecito così come non mina quella degli altri, in quanto ciò che hanno fatto emergere le risultanze investigative è che l’aggiramento delle regole per il perseguimento dei propri obiettivi di interesse economico o comunque privato costituisce un vero e proprio modus operandi di tutti gli indagati, disponibili ad ogni forma di compromesso». Tra le intercettazioni publicate in stralci da “Repubblica” emerge la richiesta continua di Gabriele Visco di ottenere favori da scambiarne con altri: «Portatemi la pasta, poi fatemi promuovere a una posizione di dirigente apicale», in quanto «non mi sento adeguatamente valorizzato in Invitalia». Questo è il messaggio ‘oscuro’ lanciato dal figlio dell’ex Ministro che dall’accusa viene letto come una richiesta di tangenti per smuovere le acque, così come quando avrebbe detto ad altri amici «Chiama Mattarella (e digli, ndr), guarda Visco deve esse promosso». In questo caso il riferimento è a Bernardo Mattarella, l’ad di Invitalia, il nipote del presidente della Repubblica: nell’inchiesta non risulta però che ci fu alcun contatto con l’ad di Invitalia perciò in quel caso, ad inizio 2023, la richiesta di promozione non andò a buon fine per Gabriele Visco. Secondo gli inquirenti, tanto lui quanto gli altri tre arrestati, avrebbero in comune un «modus operandi di tutti gli indagati, disponibili a ogni forma di compromesso… il loro modo di operare, caratterizzato dalla completa noncuranza degli interessi pubblici violati».
Contattato dall’ANSA l’ex Ministro Vincenzo Visco sottolinea di non avere, per il momento, «nessuna idea in proposito, salvo essere molto sorpreso». L’ex Pd ammette poi «Non so di che cosa si tratta. Spero di poter vedere l’avvocato e capire quali siano gli argomenti. Mi sembra molto strano».