Gabriele Visco patteggia: condannato a due anni
Gabriele Visco non si nasconde più: l’imprenditore ex di Invitalia e figlio dell’ex ministro delle finanze Vincenzo ha patteggiato a due anni, ammettendo le proprie responsabilità nell’ambito di un’inchiesta che lo vedeva accusato di corruzione traffico di influenze. Secondo le accuse, il manager avrebbe fatto assumere un avvocato di sua conoscenza, Luca Leone, come consulente, ottenendo in cambio una parte di stipendio e non soltanto. Con lui avrebbe agito Pierluigi Fioretti, ex consigliere comunale con una carriera politica di lunga data nella destra: anche il legale e l’intermediario dell’operazione sono stati condannati a due anni.
Nel primo interrogatorio davanti al Gip Visco non aveva parlato: ha poi invece deciso di confessare tutto, patteggiando a due anni. Il manager di Invitalia ha raccontato di aver costruito una rete di aiuti e favoreggiamenti nella speranza di vincere gare pubbliche, quante più possibili: sperava inoltre di ristrutturare edifici della Chiesa sfruttando le sue conoscenze in Vaticano e di arrivare al ministro del Made in Italy Adolfo Urso.
Chi è e cosa ha fatto Gabriele Visco
Gabriele Visco, figlio di Vincenzo, ministro delle finanze con Prodi nel suo primo governo e nei due di D’Alema, era entrato in Invitalia nel 2007 dopo aver ricoperto alcuni incarichi dirigenziali in Telecom. Secondo le accuse, con la mediazione di un imprenditore romano avrebbe favorito l’aggiudicazione di un bando di gara da 4 milioni di euro “a una società riconducibile a un costruttore”, ottenendo in cambio benefit e denaro. Inoltre, secondo il Gip, il manager avrebbe “tentato di agevolare l’assunzione presso una partecipata pubblica di una persona vicina a quest’ultimo”.
Nel corso delle indagini a suo carico sarebbe emersa una “vicenda corruttiva“: avrebbe affidato una consulenza per un importo di 230 mila euro presso un ente in cui era impiegato “a un avvocato di sua conoscenza, ottenendo la retrocessione di parte dei compensi fatturati dal legale per prestazioni in realtà mai effettuate”.