Gabriella Buontempo, sulle pagine del Corriere della Sera, racconta il matrimonio con Italo Bocchino, ex deputato. La loro unione, sancita con le nozze nel 1995, destò scalpore: “Nel partito della Destra Nazionale, gli adepti si sposavano tra loro, mentre io, che appartengo a una famiglia napoletana notoriamente socialista, non ne facevo parte: insomma, era la prima volta di una coppia, diciamo così, “anomala” per il partito di Italo, e addirittura Lucia Annunziata scrisse in un articolo su di noi. Col senno di poi, è davvero divertente…”, rivela.



Molti anni dopo, il matrimonio è finito. La produttrice spiega: “All’inizio per me è stata un’esperienza devastante, un processo dolorosissimo prima di arrivare alla separazione, ma per fortuna lo scorrere del tempo fa sciogliere tutti i nodi. Siamo due persone dotate di buon senso, e soprattutto abbiamo due figlie, Antonia di 21 anni e Eugenia di 20, quindi condividiamo la genitorialità: non andavamo bene come marito e moglie, ma andiamo bene come genitori, un compito che continuiamo a svolgere scrupolosamente e su cui siamo molto uniti. Abbiamo trovato un nostro equilibrio, un rapporto civile anche di affetto”.

La produttrice: “Lina Wertmüller la mia maestra”

Gabriella Buontempo, produttrice cinematografica e televisiva, ha sempre avuto la passione per il mondo dello spettacolo. Eppure, come racconta al Corriere della Sera, “Essendo molto timida di carattere, non ero portata per niente alla recitazione, non mi immaginavo assolutamente attrice, semmai regista: lo stare dietro la macchina da presa non mi esponeva, però mi consentiva di esprimermi. Ho frequentato una scuola di regia a New York, ma sono figlia di un imprenditore visionario: mio padre, oggi novantenne, non solo si occupava di costruzioni, ma ha fatto l’editore, fondando due quotidiani, a Napoli e in Puglia, e poi ha creato la prima linea aerea privata alternativa all’Alitalia, Airblu. Quindi ho nel Dna lo spirito, l’imprinting da imprenditore ed è quello che faccio, anche perché, nel mio percorso formativo, ho avuto la fortuna di incontrare Lina Wertmüller“.



La grande regista “Era amica di famiglia e, in uno degli incontri con i miei, le raccontai che stavo frequentando una scuola di regia e che parlavo bene l’inglese. Lina mi propose: perché non vieni da me a farmi da assistente? Avevo solo ventidue anni e mio padre disse: vai pure, Lina può essere la tua nave-scuola. A volte sapeva essere molto dura, addirittura violenta, per ottenere il risultato che voleva da un attore”. La produttrice, racconta poi: “Una volta, stavamo girando una scena dove un attore non faceva quello che lei gli stava indicando. Io le ero seduta a fianco, come sempre, e inizia a darmi pizzicotti sul braccio. Capivo che c’era tensione, ma non sapevo cosa fare, se reagire a quei pizzichi feroci oppure no. Decisi di tacere, ma la sera, mentre eravamo a cena, lei nota il mio braccio pieno di lividi e mi chiede preoccupata: Che ti sei fatta? Che ti è successo?”.



“Lina mi tese un tranello”

Quando Gabriella Buontempo decise di dedicarsi alla produzione, Lina Wertmüller “lo ha vissuto come un abbandono e mi tese una sorta di tranello”. La regista, infatti, sapeva “che detestavo essere davanti alla macchina da presa. Con un pizzico di sadismo mi propose di andarla a trovare a Napoli, dove stava girando Sabato, domenica e lunedì, dall’omonima commedia di Eduardo De Filippo. Andai con piacere sul set e poi… mi costrinse a fare una comparsata nel film, la pretese come una sorta di prova d’amore: per me fu come buttarmi nel fuoco, ma non mi sottrassi: un gesto d’affetto nei confronti di una persona che era stata e resta un punto di riferimento molto importante”.