Gabriella Ferri è tra gli artisti ricordati e celebrati nella nuova puntata di Techetechetè in onda questa sera, domenica 26 luglio 2020, nella fascia pre-serale di Rai1. La voce di Roma, come viene spesso ricordata, è stata una delle artiste più amate della capitale. Definita anche spesso come un clown, la stessa Ferri parlando di sè disse “in fondo io sono un clown perché sono malinconica e allegra”. Nata il 18 settembre del 1942 nel quartiere Testaccio di Roma, Gabriella è una ragazza ribelle e una grande amante della musica. Giovanissima decide di lasciare Roma per trasferirsi a Milano dove determinante è l’incontro con Enzo Jannacci che la propone con Luisa De Santis per un’esibizione all’Intra’s Derby Club. La performance si rivela un successo e Gabriella si fa subito notare da Walter Guertler, che decide di investire su di loro facendole pubblicare anche un 45 giri del brano “La società dei magnaccioni”. La collaborazione con la figlia del regista Giuseppe De Santis dura solo qualche anno, così Gabriella Ferri comincia la sua carriera da solista lasciando Milano e trasferendosi in America. Al rientro a casa conosce Vittorio Gassman e Nino Manfredi, ma anche Renzo Arbore con cui ha una relazione e che l’avvicina al mondo della canzone napoletana. Poco dopo debutta al Bagaglino dove conosce Piero Pintucci con cui sigla una lunga collaborazione musicale. Da questo momento la vita di Gabriella prende una svolta inaspettata dividendosi tra musica e teatro. Partecipa a Sanremo con “Se tu ragazzo mio” senza successo, ma è con “Te regalo yo mis ojos”, versione spagnola di “Ti regalo gli occhi miei” che succede l’inverosimile. Il brano diventa una hit mondiale vendendo milioni di dischi in Argentina, Venezuela e Cile.
Gabriella Ferri morte: è stato un suicidio?
Negli anni ’70 Gabriella Ferri diventa anche una presenza fissa in tv, ma la morte del padre qualche anno dopo condiziona il resto della sua vita. Cade in una sorta di depressione al punto da tentare il suicidio. Riprende in mano la sua vita, ma muore a soli 61 anni cadendo dalla finestra della propria casa a Roma. Per molti è stato un suicidio, anche se Gabriella Ferri ci ha lasciato un testamento musicale di inestimabile valore: da ” Dove sta Zazà” a “Remedios”, da “Sinnò me moro” a “Sempre”, da “Grazie alla vita” a “E’ scesa ormai la sera” fino a “Le mantellate”. Non solo, la cantante ha anche lasciati frasi e citazioni che risuonano ancora oggi come “il giornalismo ha spesso fatto passare la mia malattia come una sorta di male oscuro, come se fossi una drogata”, “la televisione in Italia fa vergogna funziona solo se hai tette e sedere” e sul concetto di auto-didatta “ho fatto la scuola fino alla IV elementare e per il resto sono un’autodidatta, cioè mi sono auto-insegnata quello che ho voluto scoprire della vita, quello che mi incuriosiva. Questo è il privilegio di essere un’autodidatta”. Infine l’amore per la sua Roma: “ho vissuto in molti paesi, in Venezuela, in Africa, in Messico, in Francia, in Inghilterra… però non posso allontanarmi troppo da Roma, perché mi manca molto. Roma è la mia pelle”.