LA FRASE DI GAD LERNER SU SOFRI E LA RISPOSTA DEL PROF. CAMPI
Secondo Gad Lerner, l’amico Adriano Sofri – che l’1 agosto ha compiuto 80 anni – ha vissuto una vita «sempre dalla parte giusta». L’ex leader di Lotta Continua, come noto, è stato condannato a 22 anni di carcere come mandante (assieme a Giorgio Pietrostefani) per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi nel 1972: pur assumendosi la responsabilità “morale” di quell’assassinio – a causa della massacrante campagna di stampa indetta contro il commissario accusato (ingiustamente) di essere coinvolto nella morte di Giuseppe Pinelli dopo la Strage di Piazza Fontana – si è sempre ritenuto innocente a livello penale. L’amico giornalista Gad Lerner ha sempre sostenuto la completa innocenza di Adriano Sofri tanto da contestare ogni volta negli scorsi anni le sentenze di condanna a Sofri, Bombressi e Pietrostefani (oggi ancora latitante in Francia).
Secondo il professore politologo Alessandro Campi, quel tweet scritto da Gad Lerner è molto più grave di quanto possa sembrare: «Quel tweet è l’elogio affettuoso di uno dei tanti “cattivi maestri” della storia italiana fatta da un amico di gioventù», spiega a “Libero Quotidiano” il docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia. Il commento di Lerner, prosegue campi, esprime la condizione «presuntuosa» di non aver mai sbagliato, e «di non avere nulla di cui pentirsi, quali che siano state le smentite della storia che la sinistra ha dovuto sopportare». Non solo, il messaggio di sostegno di Lerner a Sofri è la continua conferma che in Italia anche sotto il profilo culturale, «contano soprattutto le lobbies, le cordate e le relazioni amicali».
ALESSANDRO CAMPI: “LA SINISTRA ACCUSA SEMPRE DI ‘FASCISMO’ ALLE ELEZIONI”
L’occasione di commentare quanto Gad Lerner e Adriano Sofri possano rappresentare ancora oggi il “culmine” dell’elites culturali di sinistra, consente al professor Campi di svolgere un’analisi ben più ampia sulla campagna elettorale appena cominciata e già così divisiva tra le opposte coalizioni. «Sin dal primo giorno i partiti della maggioranza hanno cercato di farsi le scarpe l’uno con l’altro: ovvero, soprattutto il Pd, di tirare il capo del governo dalla loro parte. Caduto quest’ultimo, visti i sondaggi, è iniziata la prevedibile sarabanda mediatica contro il centrodestra: la Costituzione da salvare, il fascismo alle porte, la democrazia in pericolo, le preoccupazioni dell’Europa», ha spiegato il docente sempre a “Libero”, soffermandosi su quanto fosse fragile e forse anche «forzata» l’unità nazionale costruita da Mattarella con il Governo Draghi.
Del resto però, sottolinea Campi, il “copione” è lo stesso già visto più volte: «L’accusa di fascismo in chiave delegittimante dell’avversario l’argomento con cui il Pci e i suoi eredi hanno cercato di mettere fuori gioco chiunque si opponeva ai loro disegni». Il caso terribile di Civitanova Marche e le polemiche che ne sono succedute rappresentano proprio quel tentativo di porre in campagna elettorale ogni aspettato della cronaca che possa mettere in cattiva luce gli esponenti del Centrodestra: «Nella storia repubblicana, in tanti sono stati trattati dalla sinistra come nemici della democrazia e della Costituzione. Da Pacciardi a Renzi, da Fanfani – per cui si coniò il termine di “fanfascismo” – a Craxi, da Scelba a Berlusconi. Ora è il turno della Meloni». Ultima frecciata del professor Campi viene indirizzata non solo alla politica ma in primis alla stampa italiana: «Oltre che esacerbare il dibattito pubblico mi chiedo cosa porti in termini elettorali provare a scaricare sulla destra la colpa politica di quel che è accaduto. Ma su questo versante le responsabilità, più che della politica, sono di un certo mondo giornalistico militante che nemmeno prova più a nascondersi. Il primo tweet contro la Meloni non lo ha scritto Fratoianni, ma Formigli…».