Gaetano Quagliariello torna sul caso Berlusconi-Franco nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Verità. Il senatore è stato interpellato su quanto accadde nel luglio del 2013, nei giorni della sentenza, e sulla possibile concessione della grazia da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in caso di condanna (poi avvenuta): «Dopo la sentenza, Napolitano aprì all’ipotesi della grazia. Ne sono testimone diretto. Con me, non pose la condizione di un ritiro di Berlusconi dalla politica, quanto quella del riconoscimento della legittimità della sentenza, fermo restando il diritto di criticarla». Quagliariello ha aggiunto che i problemi più seri erano legati all’aspetto tecnico-giuridico, tanto da rendere meno conveniente per il Cavaliere l’ipotesi della grazia: «In ciò, per quella che è la mia testimonianza, ancor più che la volontà del capo dello Stato pesò il giudizio di alcuni uffici del Colle».



GAETANO QUAGLIARIELLO: “SENTENZA SU BERLUSCONI SCANDALOSA”

Per Gaetano Quagliariello la sentenza su Silvio Berlusconi è stata scandalosa, ancor di più l’applicazione della legge Severino, ma a suo avviso l’allora presidente della Repubblica non fu artefice di un complotto: «Innanzitutto per ragioni di convenienza politica: Napolitano era in quel tempo il “tutore” di un governo di unità nazionale e aveva l’obiettivo storico di una grande riforma dello Stato. Per questo aveva accettato il secondo mandato che in primis Berlusconi gli aveva proposto. Il suo interesse politico, dunque, era quello che il clima esterno potesse restare il più possibile tranquillo». E Quagliariello ha poi evidenziato: «Se un complotto o forzature ci sono stati – ed è assai probabile che sia così – più realisticamente cercherei tra i nemici di Napolitano e di quel suo tentativo».

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