Partiamo come di consueto dai fatti. Stando all’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua il 6 aprile si sarebbe verificato in Congo un attacco nella provincia nord orientale di Ituri nei confronti di tre cittadini cinesi condotto in una zona mineraria gestita dalla Cina. Se da un lato questa notizia non deve sorprendere vista la situazione politica del paese, dall’altro lato non dobbiamo dimenticare che il Congo ha costituito fin dai tempi di re Leopoldo II (1876) una fonte pressoché inesauribile di risorse di materie prime. Sotto il profilo della storia economica globale il conflitto per le materie prime è una costante della storia

Per quanto riguarda nello specifico il Congo, questo oramai si trova in una serie di conflitti ininterrotti – di natura nazionale, regionale e locale – che ormai perdurano dal lontano 1994. A tale proposito basti pensare ai numerosi focolai di guerra a bassa intensità distribuiti nelle regioni del Kasai, dell’Ituri e del Katanga. Per non parlare poi dell’altissima corruzione a livello politico e della povertà infrastrutturale.

Naturalmente tutto ciò è anche la conseguenza delle politiche poste in essere dall’ex presidente-dittatore che per 32 anni ha dominato il Congo. A seguito poi della rottura dell’alleanza tra il Ruanda e l’Uganda è sorto il conflitto congolese iniziato nel ’98 e conclusosi nel 2003, conflitto la cui rilevanza è tale che è stato definito la prima guerra mondiale africana per la presenza di otto diversi eserciti e soprattutto per le numerose interferenze di paesi europei ed extraeuropei insieme alle multinazionali occidentali, conflitto che ha determinato dai 4 ai 5 milioni di vittime.

Ebbene, una delle motivazioni di questo conflitti è certamente la conseguenza della competizione economica tra nazioni europee ed extraeuropee per l’accaparramento e il controllo delle ricchezze del Congo e cioè per i diamanti, il coltan, l’oro, il cobalto, il rame e il niobio.

A tale proposito è necessario sottolineare che il Congo rimane il maggiore produttore a livello mondiale sia di cobalto, un elemento fondamentale per la costruzione delle batterie dei veicoli elettrici, che di rame.

Dal punto di vista strettamente politico, la presenza delle forze di sicurezza dell’Onu che da circa vent’anni stanno sul territorio cercando di stabilizzare la situazione del paese africano si è rivelata del tutto inefficace ed inefficiente, come dimostra la presenza di circa 160 formazioni ribelli per un totale di circa 20.000 combattenti ancora attivi soprattutto nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo. Fra le numerose multinazionali presente in Congo certamente la Glen Core è una tra le principali produttrici di cobalto nel Congo, materia prima fondamentale non solo per le auto elettriche ma anche per alimentare i telefoni e computer. Proprio l’importanza del cobalto ha determinato una fortissima competizione tra VW, Renault, Volvo e Toyota che stanno ponendo in essere strategie aggressive nel Congo allo scopo di assicurarsi la preziosa materia prima.

Per questa ragione il presidente del Congo Joseph Kabila è riuscito a fare approvare un nuovo codice per il settore minerario in virtù del quale le royalty sul cobalto sono passate dal 2% al 10% per il governo congolese con lo scopo almeno ufficialmente di consentire allo Stato entrate rilevanti per il suo sviluppo economico e sociale superando in questo modo le innumerevoli debolezze giuridiche del codice approvato nel 2002, che presentava prevalentemente vantaggi per le multinazionali.

Ora, al di là delle condanne poste in essere da diverse organizzazioni non governative fra le quali Amnesty International in merito allo sfruttamento delle miniere congolesi anche da parte della Cina, grazie alla nuova Via della Seta, proprio la Cina è diventata il principale investitore in Africa per quanto riguarda lo sfruttamento delle materie prime. A tale riguardo pensiamo a due multinazionali cinesi di grande rilevanza: la Build your dreams, con sede a Shenzen, e la Catl (Contemporary Amperex Technology), fondata nel 2011 da Zeng Yuqun, che è il primo fornitore di batterie per auto in Cina.