Il 18 e 19 novembre i soci fondatori di Gaia-X si sono dati appuntamento a Bruxelles (e in contemporanea a Parigi e Berlino) per sottoscrivere l’atto di nascita della Fondazione. Ventidue i soci fondatori, quasi tutti i principali services providers europei. Tra quelli che hanno invece aderito al progetto sin dal primo momento ci sono 25 soggetti italiani (aziende, organizzazioni, associazioni) su 127 membri ammessi alla fase costituente.
Cosa è Gaia-X? Gaia-X è la risposta europea ai grandi operatori globali (Amazon, Google, Ibm e pochi altri) per tutelare aziende e dati sensibili europei. Nasce sulla spinta soprattutto di francesi e tedeschi, da tempo particolarmente sensibili allo strapotere americano conquistato grazie al ruolo monopolistico dei grandi operatori che detengono gelosamente i dati che raccolgono, non sono trasparenti e, come ormai sappiamo, pagano pochi spiccioli di tasse.
Intenzione dei promotori di Gaia-X non è fare concorrenza agli operatori, non è il “campione europeo” che molti auspicano da tempo, ma è sicuramente un primo passo in questa direzione. Gaia-X si configura come una federazione di servizi accomunati da caratteristiche di interoperabilità, portabilità e trasparenza, in grado di presentare in modo chiaro agli utenti i vantaggi e le caratteristiche dei servizi offerti, offrendo l’opportunità di effettuare scelte consapevoli.
L’obiettivo principale in questa fase è garantire e tutelare la sovranità digitale attraverso un utilizzo combinato dei diversi servizi disponibili, allo scopo di individuare le soluzioni più idonee per gli obiettivi specifici di conservazione e trattamento dei dati, sotto il profilo delle esigenze applicative e normative, anche in una logica di risposta ai requisiti propri dei singoli settori produttivi.
La governance dell’iniziativa è e sarà mantenuta a livello europeo, ma la partecipazione al progetto, che coinvolge in modo importante non solo i provider di servizi ma anche gli utilizzatori, non è ristretta ai soli soggetti con location principale in Europa ma è aperta a tutti gli operatori pronti ad adeguarsi all’insieme di policy richieste. Per aderire sarà dunque necessario accettare gli standard, i regolamenti e le linee guida attualmente in vigore e quelle che emergeranno in futuro a livello europeo, fondate sui valori condivisi in Europa.
Tra i protagonisti principali di questa iniziativa c’è Cispe, l’Associazione dei cloud provider europei (dall’acronimo Cloud Infrastructure Services Providers in Europe) che è uno dei 22 fondatori di Gaia-X. Ci dice Giuditta Del Buono, che cura per Netalia, una delle pochissime aziende italiane presenti, i rapporti con l’associazione, “che attraverso Cispe le piccole aziende europee cercano di difendere e promuovere gli interessi degli operatori del settore e lavoriamo da anni allo sviluppo di politiche e linee guida, in particolare rispetto al trattamento ed alla protezione dei dati, come sancito nel Codice di Condotta Cispe, più restrittivo e sicuramente arrivato molto prima del Gdpr. E siamo particolarmente soddisfatti che il nostro Codice sarà formalmente riconosciuto come uno dei Codici che se adottati garantiscono ‘automaticamente’ il rispetto del Gdpr”.
Un importante obiettivo del progetto è quello di offrire, parallelamente alla garanzia di elevata sicurezza per i dati personali e confidenziali, un accesso semplificato a una grande quantità di dati industriali di elevata qualità, per l’accelerazione dell’innovazione e dello sviluppo della Data Economy europea. Per sovranità digitale nell’ambito di Gaia-X si intende il controllo e la possibilità di prendere decisioni da parte del titolare dei dati relativamente ai processi di conservazione, trattamento e trasferimento dei dati, in conformità con gli standard Ue, anche per quanto attiene alla localizzazione dei dati e al regime regolatorio a cui è soggetto il trattamento degli stessi.
Gaia-X ha tra i suoi obiettivi l’incremento del riuso e della condivisione di dati, il superamento di problemi di interoperabilità esistenti all’interno dei settori e tra i settori, la correzione di “sbilanciamenti” legati ai forti poteri di mercato esistenti e la promozione di una governance efficace all’interno dell’economia basata sul data sharing.
È presente inoltre un obiettivo di “convergenza” di linguaggi e definizioni di tipologie di dati nell’ambito dei diversi data spaces definiti a livello europeo (per agevolare l’interoperabilità ed il massimo utilizzo dei dati). Gaia-X deve parlare sia il linguaggio dell’infrastruttura, sia il linguaggio delle applicazioni costruite attorno all’utilizzo dei dati.
Gaia-X metterà in campo – almeno nelle intenzioni – serie misure di contrasto all’invasione delle grandi aziende non europee: ad esempio il Board of Directors Gaia-X sarà ristretto a rappresentanti di aziende con sede principale nell’Ue e diritto limitato di voto per queste imprese (non potranno votare su modifiche allo statuto né sullo scioglimento o liquidazione dell’associazione). Entro la fine del 2020 si prevede che sarà disponibile una nuova regolamentazione per la governance dei common European Data Spaces e nel 2021 Data Act per B2B e B2Government data sharing. Prevista anche la realizzazione di un High Impact Project su European Data Spaces e Cloud Federation.
Gaia-X dovrà ora articolarsi in Hub nazionali, e per il momento è stata fornita una prima definizione del loro ruolo. In particolare, essi avranno la funzione di far emergere caratteristiche e requisiti legati a specificità settoriali o locali. “Grazie agli Hub regionali – conclude la Del Buono – sarà possibile supportare lo sviluppo degli ecosistemi, sarà attuato un migliore coordinamento delle iniziative nazionali e saranno definiti dei punti di contatto a livello locale. La comunicazione tra Hub regionali assicurerà inoltre un allineamento delle attività a livello internazionale ed una comune definizione, per quanto possibile, di requisiti ed ostacoli regolatori”.
Ma in Italia chi prenderà il ruolo di coordinamento? In Germania è lo stesso Stato attraverso il ministero dell’Economia, in Francia il ruolo sarà assolto dalle principali grandi aziende pubbliche. A oggi sappiamo che in Italia è in corso una timida iniziativa di Confindustria, che la nostra ministra per l’Innovazione tecnologica ha fatto fatica a farsi invitare all’evento di domani, e che le grandi aziende come Amazon, Google e Microsoft stanno alla finestra chiedendosi se continueranno ad avere nel nostro Paese quel trattamento di riguardo che le hanno rese monopoliste praticamente in tutto.