No vax e no green pass non hanno diritto di parola in tv per il professor Umberto Galimberti. «No, non gliela darei. La televisione è un mezzo pubblico molto potente. Di rumore ne fanno già abbastanza per loro conto. Queste trasmissioni non si devono fare», le parole choc del filosofo intervenuto ieri in collegamento a In Onda, su La7. Il problema per Galimberti è che il dibattito è diventato come quello tra tifoserie, «solo che la malattia e l’accesso al vaccino o il rifiuto non è come una partita di Milan e Inter». A dargli supporto anche il dottor Raffaele Bruno, che ha pure rilanciato: «La penso come il professor Galimberti. È come se lei facesse una trasmissione sulla mafia e invitasse Falcone e Totò Riina per discutere di chi ha ragione». Ma queste non sono le uniche affermazioni forti rilasciate dal professor Galimberti.
All’inizio del suo intervento Umberto Galimberti aveva spiegato: «Abbiamo perso il senso della comunità noi italiano. A furia di essere ammirati per la nostra creatività individuale, abbiamo sviluppato un individualismo spaventoso. Ciascuno bada esclusivamente ai propri interessi. Perché non c’è solidarietà? Siamo di fronte ad una pandemia, quindi tutti devono darsi da fare per concorrere alla fuoriuscita, se no diventa endemica; quindi, entra nella nostra società e ci resta».
GALIMBERTI VS NO VAX “AL LIMITE DELLA CRIMINALITÀ”
Il professor Umberto Galimberti si è dunque scagliato a più riprese contro i no vax: «Constato che ci sono delle persone che per le loro convinzioni creano malattie attorno a loro, creano morti e non sono responsabili di niente, per il diritto di avere un’opinione diversa da quello che evidenzia la cura medica. Qui siamo al limite della pazzia, ma anche della criminalità a questo punto». La libertà di opinione per il filosofo in questo caos è pericolosa perché è «un tema dove si muore e ci si ammala», quindi non può essere qualcosa che passa inosservato, «senza responsabilità e punizioni, pagando noi come comunità le cure nelle terapie intensive».
Umberto Galimberti se l’è presa anche con quei no vax che tirano in ballo la religione: «La scienza non è una religione, ma i no vax sono tornati ad essa quando parlano di punizione di Dio o di disegno di Dio, anche se non vale per tutti i no vax. La scienza è un sapere oggettivo, valido per tutti, i cui esperimenti sono riproducibili ovunque, da chiunque e con medesimo risultato. Questo varrà di più delle mie convinzioni personali o no?». E poi c’è l’evidenza dell’efficacia dei vaccini: «Abbiamo ridotto malattia e mortalità. Neghiamo l’evidenza? Allora siamo pazzi».