Il filosofo e professore Umberto Galimberti, intervistato da Corrado Augias alla trasmissione La Torre di Babele ha parlato dei problemi della società di oggi, in particolare della crisi dell’identità dei ragazzi e del profondo cambiamento che nel tempo è avvenuto modificando i ruoli che influiscono nella crescita dei bambini. Per lo psicoanalista, i problemi principali sono la famiglia e la scuola, che definisce a livello educativo due “disastri“, perchè non pongono più attenzione a quei processi irreversibili che formano emotivamente un individuo nei primi 6 anni di vita. “Se si lascia che i bambini in questo periodo fondamentale per lo sviluppo trascorrano i loro primi anni come capita, spesso abbandonati a loro stessi purtroppo tra tv e social, quando iniziano a formare la mappa mentale non hanno il riconoscimento dei progressi“.



Il fenomeno avviene anche a causa del minor tempo che le madri e i padri hanno a disposizione da trascorrere con i figli per convalidare gli apprendimenti. Questo, come sottolinea Galimberti, crea le prime ferite di identità che “è un dono sociale ma se non è riconosciuta è come se venisse negata“, perchè ha bisogno di affermazioni positive. Quello che avviene invece, è che il mancato dialogo provoca una negazione, e quando è convalidata anche dai maestri può portare a problemi di autostima e depressione.



Galimberti: “Emancipazione femminile può aumentare la violenza dei maschi che non accettano di sentirsi deboli”

Secondo Umberto Galimberti, un altro fattore chiave nella crescita emotiva ed educativa dei ragazzi è il momento del distacco dall’amore incondizionato dei genitori. Perchè nei primi 12 anni di vita i bambini si affidano totalmente a quella idea, che poi si trasforma quando compare la maturità sessuale in un amore che invece è condizionato dal vantaggio reciproco. Ad esempio nel rapporto tra coetanei. A quel punto, come sottolinea il filosofo, interviene la chiusura di quel tipo di affettività infantile, che spesso viene raggiunta con la forza, nonostante la famiglia resti poi per sempre un punto di riferimento sia nel bene che nel male.



E nei rapporti sociali che nascono dopo il distacco dai genitori, bisogna considerare tutti i cambiamenti che sono intervenuti nel frattempo a modificare i ruoli tradizionali. Come l’emancipazione femminile, che dagli anni 60 ad oggi ha portato le donne dal vergognarsi di mostrare le caviglie ad una rivendicazione di libertà, e questo ha indebolito la figura di predatore dell’uomo. Galimberti definisce questo nuovo atteggiamento, sebbene positivo nell’evoluzione, come pericoloso. Perchè se da una parte ha portato alla diminuzione del predominio della forza maschile, dall’altra quando è troppo potrebbe aumentare gli episodi di violenza di quei maschi che non accettano di sentirsi come parte debole nella coppia.