MONS. GALLAGHER ‘APRE’ IL VATICANO: “DISPONIBILI PER MEDIAZIONE GUERRA”
Lo ha detto e ribadito più volte lo stesso Papa Francesco: il Vaticano, non da oggi, è impegnato per mediare tra le due parti in guerra dallo scorso 24 febbraio. Gli appelli alla pace lanciati dalla Santa Sede in questi mesi fanno il paio con l’intensa attività diplomatica “nell’ombra” operata da Monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, e il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin: la distanza tra Kiev e Mosca resta purtroppo ancora enorme ma che qualche possibilità di un negoziato possa avvenire potrà essere quasi certamente per la volontà ferrea della Chiesa Cattolica di voler terminare il prima possibile questa “terza guerra mondiale a pezzetti”. «La Santa Sede e il Papa in persona sono sempre stati disponibili dall’inizio della guerra ma finora non c’è stata una risposta concreta. Nonostante ciò, la Santa Sede rimane sempre a disposizione. E se fosse opportuno e necessario offrire gli spazi del Vaticano, come abbiamo fatto anche nel passato, credo che il Santo Padre accoglierebbe molto positivamente questa idea, se la domanda arrivasse dalle due parti, con tutte le buone intenzioni e con uno spirito di ricerca della pace, del dialogo e soprattutto se c’è la volontà di mettere fine a questa terribile guerra»: lo dice proprio Mons. Gallagher, il ‘ministro degli Esteri’ del Vaticano oggi intervistato da “Il Giornale”.
L’attività costante della Chiesa è quella di aver sempre cercato di dialogare con tutti gli attori sulla scena diplomatica internazionale, non da ultimo Russia e Ucraina in questo tremendo anno 2022. «abbiamo collaborato speso con la Croce Rossa e inoltre possiamo facilitare gli scambi avendo la fiducia delle parti in causa. Oltre a questo c’è l’aspetto umanitario: il Santo Padre aveva mandato il cardinale Krajewski e il cardinale Czerny per manifestare la sua disponibilità sulle questioni umanitarie. Ovviamente gran parte del lavoro è stato fatto anche dall’Elemosineria, così come la Caritas e le chiese locali. Ho potuto vedere con i miei occhi cosa fanno lì le diocesi per accogliere gli sfollati», continua Gallagher con il collega Fabio Marchese Ragona. Resta purtroppo il tema dirimente delle armi, come già detto più volte da Papa Francesco nei diversi appelli per la pace rilanciati negli ultimi mesi: «Evidentemente qualcuno guadagna, ci sono Paesi che ospitano le fabbriche delle armi. Ovviamente noi non contestiamo la giusta difesa di fronte all’aggressione, però bisogna mantenere questo difficile equilibrio di proporzione delle armi. Abbiamo già visto quanto è costata questa guerra, perdite enormi, ed è necessaria una solidarietà con l’Ucraina. Però bisogna mantenere un certo controllo».
PAPA FRANCESCO E LA GUERRA IN UCRAINA: “LA PACE È ANCORA POSSIBILE!”
Solo pochi mesi fa Papa Francesco, proprio tramite l’annuncio di Mons. Paul Gallagher, aveva annunciato un imminente viaggio a Mosca e Kiev per parlare con Putin e Zelenski, con l’obiettivo principale di fermare subito questa guerra: le parti si sono poi “raffreddate” con l’escalation proseguita sulla battaglia in campo, ma l’intento della Chiesa resta intatto. «Manteniamo i normali rapporti diplomatici tramite un nunzio apostolico a Mosca e un ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede. E dobbiamo dire che questi canali funzionano, anche soprattutto nel caso dello scambio dei prigionieri, grazie agli appelli che fa il Papa a favore dei soldati. Però oltre a questo non c’è stato un granché con Mosca. C’è stato più scambio con le autorità ucraine negli ultimi tempi», spiega ancora il Segretario vaticano a “Il Giornale”. Mons. Gallagher non fa che rilanciare il pensiero di Papa Francesco sulla speranza di pace: «C’è sempre tempo per la pace, questo è il desiderio più profondo della gente, soprattutto di questi due popoli in conflitto. Però il dialogo, il negoziato richiede molto coraggio! Ultimamente il cardinale Parolin celebrando una messa per la pace ha detto che è quasi necessario un miracolo! Ecco, serve un impegno spirituale a favore della pace».
Tanti appelli fino ad adesso inascoltati, lo ammette anche Gallagher, ma per i tanti interessi purtroppo in campo: «tante posizioni, tante intransigenze. Se noi vogliamo davvero accogliere nel cuore il messaggio del Papa, dobbiamo fare qualcosa». Il messaggio della Chiesa rimane perentorio ma aperto al dialogo, anche all’interno delle stesse stanze del Vaticano: «Credo che il messaggio che io farei a nome della Santa Sede è di cercare di avere quella visione lungimirante, di ascoltare il grido dei popoli, ascoltare le sofferenze di tutti. Trovare il coraggio di abbracciare le opportunità che sicuramente ci saranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per tornare a un dialogo, tornare a trattare e mettere fine a questa guerra». Una prima risposta in giornata in realtà è arrivata dal Cremlino ed è parsa positiva: «Apprezziamo questa iniziativa», ha spiegato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «ma è la posizione di Kiev che ha reso impossibile questa iniziativa» in quanto rifiutava la presenza dei russi fino a che non avrebbero abbandonato il suolo ucraino. Nel pomeriggio poi sono emerse le parole dello stesso Papa Francesco nell’intervista alla rivista dei gesuiti “America”: «La posizione della Santa Sede è cercare la pace e cercare una comprensione tra le parti, la diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, ovviamente, è sempre disposta a mediare. Ho anche pensato di fare un viaggio, ma ho preso la decisione: se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, in entrambe, non solo in un posto. Perché non nomino Putin? Perché non è necessario, a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione».