Niente veglioni di Natale e grandi cene
durante le festività natalizie. E’ questo il consiglio del professor Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università Statale di Milano, che intervistato nella giornata di ieri dal Tg4 ha appunto invitato gli italiani alla prudenza, anche nel caso in cui a partire dal 3 dicembre prossimo verranno meno le attuali misure di restrizione in vigore: “Non voglio dire che gli italiani a Natale dovranno digiunare – le sue parole al telegiornale di Rete 4 – si potranno raccogliere in piccoli gruppi, ma i grandi cenoni familiari e grandi veglioni quest’anno ce li dobbiamo dimenticare fin d’ora”. Quindi ha ribadito il concetto: “Anche se chiudessimo tutto oggi, e riaprissimo per Natale o prima di Natale, è abbastanza evidente che se non manteniamo le precauzioni, anche dopo la riapertura cadremmo esattamente nell’errore di ferragosto, quando un’interpretazione disinvolta del ‘dobbiamo convivere col virus’ ha portato al risultato che il virus ha fatto festa insieme a gli italiani”.
GALLI: “IL VACCINO? OTTIMISTA MA ASPETTIAMO…”
Ed a proposito di ferragosto, si è tornati sull’annoso tema della riapertura delle discoteche estive, che secondo il professor Massimo Galli è stato visto come un “liberi tutti”, portando ad una maggiore circolazione del virus: “l’apertura delle discoteche questa estate non è stata la causa di tutto ma è stata chiaramente una specie di ‘liberi tutti’, che è stato poi seguito da tantissime persone senza nessuna esitazione e il risultato lo stiamo vivendo oggi”. Il prof della Statale era stato uno di quelli che si erano maggiormente opposti al provvedimento di riapertura dei locali notturni: “Non ho nessuna voglia – ha aggiunto – di passare per quello che ha avuto ragione, in un caso come questo ma posso dire che ero assolutamente allibito e indignato che alcuni provvedimenti fossero stati presi”. Infine sul vaccino anti-covid, alla luce del recente annuncio della Pfizer, Galli si dice ottimista: “finalmente abbiamo un risultato non controvertibile. Una volta tanto mi sento piuttosto sollevato di fronte a una prospettiva che si va concretizzando, sono sempre stato e sono ancora molto cauto sul vaccino, ma la sicurezza di averlo non era totale. Ora ci avviciniamo davvero a questa prospettiva in termini non lunghissimi di tempo”. Non sarà però semplice mantenerlo ad una temperatura di 70/80 gradi sotto zero, ed inoltre, si spera che garantisca un’immunità che duri nel tempo: “non c’è Paese al mondo – ha concluso – che troverà facile fare una catena del freddo per grandi quantitativi di vaccino che deve essere conservato a quelle temperature. Io mi auguro che ne arrivino anche altri in contemporanea e che l’utilizzo di più vaccini ci garantisca una copertura importante e la mitica immunità di gregge, ma questa volta davvero”, conclude.