Il lockdown totale? È un fallimento ma se quando apri poi si crea il caos, non ci sono alternative”. A dirlo, nel corso di una lunga intervista concessa al quotidiano ‘la Repubblica’, è Massimo Galli: il 69enne infettivologo nonché direttore del reparto di Malattie Infettive presso l’Ospedale “Sacco” di Milano è tornato infatti sugli errori che sarebbero stati commessi nelle scorse settimane e in occasione delle festività di Natale e si concede anche un parallelismo che certamente farà discutere e che tira in ballo la drammatica epidemia di peste che in passato ha colpito il capoluogo lombardo.



Il primario, noto da tempo per le sue posizioni molto rigorose in merito al contenimento della pandemia da Covid-19, è tornato infatti sui pochi giorni di “riapertura” in occasione dello shopping natalizio: “Non era per rovinare i commercianti: quei pochi giorni di libera tutti hanno determinato questi dati” ha spiegato al quotidiano capitolino in merito all’aumento dei casi di positività dopo un mese in cui la curva sembrava essere stata di fatto domata. E le chiusure nei festivi? “Non funziona proprio così” ribatte Galli che ricorda come spesso persone che hanno contratto l’infezione fuori poi la portino in famiglia, con cui hanno proprio trascorso le festività.



GALLI, “TROPPE LIBERTA’ A NATALE: PAGHIAMO GLI ERRORI DELLE RIAPERTURE”

In relazione invece al boom di contagi che si sta verificando nel Regno Unito, dove pure è partita la campagna vaccinale e il governo Johnson ha deciso di recente una nuova stretta, Massimo Galli si auspica però che non accada lo stesso alle nostre latitudini: “Ma ci siamo allarmati: qualcosa di simile è accaduto tre mesi fa e anche allora ci guardavamo e pensavamo di essere bravini (…) e non era la logica giusta”. Secondo l’infettivologo, inoltre, i provvedimenti adottati nel nostro Paese ribadisce quanto detto in altre occasioni: “Magari si potevano prendere prima: certe Regioni sono rimaste sempre gialle come il Veneto (…) Meno si riduce la mobilità e più lentamente scende la curva dei contagi”.



Tuttavia, il lockdown generalizzato non è la soluzione: “È un fallimento non è sbagliato tentare di conciliare le misure antivirus con alcune aperture: però non si può stare a combattere continuamente con i cromatismi” punge il 69enne in relazione ai continui cambi di colore e a quelli che definisce dei tira e molla. Meglio, a suo dire, scelte nette e a tal proposito cita un precedente storico: “Nel 1576 a Milano durante la grande peste il governatore De Guzman decise la quarantena totale (…) San Carlo Borromeo che con lui non andava d’accordo provò a sancire la possibilità di partecipare ai culti” ricorda Galli, facendo riferimento al fatto che De Guzman prolungò senza indugi la quarantena fino a Natale. “Le misure sono come le diete: se fai una cosa rigida ma breve e riapri subito ti trovi nei guai: è necessario seguire un regime equilibrato anche se robusto” è la chiosa.