Somministrare la seconda dose di vaccino a pazienti già guariti dal Covid-19 sarebbe inutile e non privo di rischi. A sottolinearlo, ancora una volta, è Massimo Galli, docente di Malattie infettive all’università Statale e primario al Sacco di Milano, che tramite i social ha ribadito con fermezza il proprio pensiero sulla somministrazione del siero a chi ha già superato l’infezione del virus. Secondo Galli, che ha risposto su Twitter ai tanti messaggi arrivati nelle ultime settimane, la strategia sarebbe del tutto priva di senso con dati non ancora certi che potrebbero portare a rischi per la salute della persona che si sottopone all’inoculazione del vaccino.



Per spiegare l’idea, Massimo Galli ha fatto degli esempi ai follower su Twitter. “Docente con probabile Covid in ottobre, contatto positivo in famiglia e con sintomi, marcata reazione avversa vaccinale due mesi fa e risposta anticorpale documentata. Non gli viene riconosciuta immunità se non fa la seconda dose, che ritengo inutile e non priva di rischi” scrive Galli, che ritorna a pubblicare i propri pensieri sul social dopo mesi di assenza. Galli, già in più riprese, si è detto contrario anche alla terza dose del vaccino che presto, secondo quanto trapela, potrebbe diventare prassi.



Galli contro seconda dose ai guariti: i casi analizzati

Lo “studio” del docente di Malattie infettive all’università Statale di Milano non si è fermato qui. Infatti Galli ha analizzato altri due casi secondo cui la seconda dose sarebbe inutile: “Secondo caso di persone che all’estero per lavoro hanno fatto un vaccino cinese o russo, non omologato in Europa. Pur potendo dimostrare di avere anticorpi, per avere il green pass dovrebbero rivaccinarsi. Assurdo, in assenza di dati, e soprattutto inutile”.

Terzo e ultimo caso è quello di “persone che anche dopo la seconda dose non hanno sviluppato anticorpi, in genere perché affetti da malattie che causano immunodepressione”. Fare una terza dose o no, si chiede Galli, che sottolinea: “Strategia possibile, ma dati ancora limitati e possibilità di successo da valutare”. Per Galli infatti il vaccino è calibrato sul vecchio virus, e la programmazione di una terza dose potrebbe non bastare per sconfiggere le mutazioni che verranno.