Durante la trasmissione di La 7 “In onda”, il conduttore David Parenzo e Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive III dell’ospedale Sacco e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano, hanno dato vita a un breve siparietto relativo ai selfie che Matteo Salvini puntualmente scatta con i suoi sostenitori durante il suo tour nelle piazze d’Italia. Il tutto, come documentato dalle immagini trasmesse, avviene senza il rispetto delle distanze interpersonali raccomandate e, spesso e volentieri, senza mascherine. Sollecitato dal giornalista su quest’aspetto, il professor Galli ha provato a evitare l’argomento: “Senta, mi esenti dal commentare questa cosa…”. Puntualmente, però, è intervenuto Parenzo, ribadendo che “in questa trasmissione siamo cattivi” e “intimando” a Galli di “non fare finta che cada la linea Skype”, per poi parlare di “fordismo dei selfie di Salvini”, paragonando la fila di persone in attesa di scattarsi una foto ricordo con il leader della Lega a una vera e propria catena di montaggio.



IL PROFESSOR GALLI: “NON UN BUON ESEMPIO”

Il professor Massimo Galli, a quel punto, non ha potuto tirarsi indietro e ha condotto una breve disamina, senza addurre riferimenti scientifici puntuali, ma limitandosi a dire chenon è facile dire che sia un buon esempio quello dato da Salvini dopo tutto quello che abbiamo detto. Ultimamente le nuove infezioni documentate hanno fatto registrare un calo dell’età media, perché di solito le persone più anziane si guardano bene dal finire in situazioni come queste, mentre forse quelle più giovani e meno sensibili a certi argomenti riservano meno attenzione al rischio di assembramenti”. Galli aggiunge che “sono persone contente e gioiose, mi fa piacere per loro, ma non è una cosa sicura per loro stessi e per chi sta loro intorno. A prescindere dal simbolo politico”.



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