Massimo Galli è stato intervistato stamane anche dal programma di La7, L’Aria che Tira, consueto appuntamento quotidiano condotto da Myrta Merlino, e nell’occasione, a precisa domanda sul fatto che il sistema sanitario possa andare nuovamente in tilt alla luce dei casi in aumento, ha spiegato: “In tilt è un’altra storia, la difficoltà è invece diverso. se va avanti ad esserci una diffusione marcata su un denominato importante di pazienti e molti finiscono in ospedale o peggio, il sistema può trovarsi di nuovo a dover polarizzare la sua attenzione su quest’ordine di problemi e a ridurre la sua efficacia ed efficienza ad affrontare tutto il resto, quindi non si tratta di tilt ma di tornare ad andare in difficoltà”. Quindi Massimo Galli ha meglio argomentato: “Se le rianimazioni tornano a riempirsi, comunque finiranno per esservi meno posti e disponibilità per quanto riguarda le patologie correnti, se dovremo ancora utilizzare molto spazio per curare questa patologia, senza arrivare spero e credo alla cannibalizzazione dei reparti, c’erano ginecologie trasformate in reparti covid fino a qualche mese fa, a questo non credo ci possa arrivare”.



Su quale tipo di Natale sarà, il professor Galli ha spiegato: “Natale come sarà? Temevo Myrta. Sarà un Natale molto migliore rispetto all’anno scorso ma con necessità e presenza da tenere in considerazione. Come lei sa io non godo della fama di ottimista e sorridente su determinate questioni anche se di fatto l’ottimismo è un’altra cosa, l’ottimismo deve essere quello della volontà e della ragione in questo caso, sapendo come stanno mettendosi le cose, e in questo caso si può essere ottimistici sul non vederci come l’anno scorso. Cosa vogliamo fare un Natale a tampone? Non bisognerebbe fare una riunione con sterminate famiglie, e ognuno si regoli in base alle proprie situazioni. I vaccinati sono tanti e ho già detto che in larga misura saranno protetti, anche se non in maniera completa ma rilevante, non siamo al natale dell’anno scorso – ha concluso Galli – quando i vaccinati erano zero e l’ondata epidemica era stata enorme”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GALLI: “EPIDEMIA DEI NO VAX, TAMPONI ANTI COVID? MEGLIO TEST DEGLI ANTICORPI”

Il professor Massimo Galli è stato intervistato stamane in collegamento dal programma di Rai Tre, Agorà. Le prime parole sono per la situazione attuale circa la pandemia di covid, e sono alquanto eloquenti: “L’epidemia è soprattutto dei non vaccinati, una condizione annunciata, la sua portata comincia a diventare preoccupante dal punto di vista della sua rilevanza. Non vorremmo trovarci – ha proseguito – nella condizione di dover mettere gli ospedali a lavorare a scartamento ridotto su tutto il resto. Sarebbe grave per il cittadino che si è vaccinato e per la collettività se scelte non responsabili dovessero provocare un danno al di là del numero di casi”.



Massimo Galli, riferendosi al Green Pass, ha quindi ribadito i suoi dubbi in merito ai tamponi anti covid: “Sono sempre stato perplesso sui tamponi, non credo che la gestione del green pass possa essere retta dalla ripetizione del tampone: non ha molto senso. Forse da questo punto di vista, considerando quello che stanno facendo anche altri paesi, va rivalutato il ruolo della presenza degli anticorpi. In Austria chiudono in casa le persone che non hanno i vaccini o non hanno anticorpi”.

GALLI: “I TEST ANTICORPI NON ATTENDIBILI? LEGGENDA DA SFATARE”

Galli viene quindi incalzato sul fatto che molti definiscono inattendibili test e analisi sierologiche per verificare il livello di anticorpi: “E’ una leggenda che prima o poi va sfatata. Noi stiamo basando tutte le decisioni su una serie di studi che considerano in modo preciso e definito la presenza di una risposta anticorpale”.

Le ultime parole sono dedicate al vaccino anti covid per i bambini di età compresa fra i 5 e gli 11 anni, per cui Massimo Galli si dice assolutamente favorevole: “Tra bambini e adolescenti ci sono stati pochi morti rispetto ai 78mila decessi avvenuti tra gli ultraottantenni. Ci sono stati però 15 morti nella fascia 0-9 anni e 21 morti tra i 10 e i 19 anni. Sono irrilevanti? Ritengo di no. Bisogna impedire al virus di diffondersi tra i più giovani. I rischi legati all’infezione – conclude sull’argomento – sono assai superiori ai rischi della vaccinazione” anche per le fasce più giovani della popolazione, esposte “ad un virus che, in termini di long covid e di processi infiammatori, non si sa cosa possa provocare”.