Il professor Massimo Galli, primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, in collegamento ieri sera con il programma di La7, Otto e Mezzo. Le prime parole sono state sul green pass obbligatorio a tutti i lavoratori: “Spero che questa cosa possa funzionare anche perchè dovrebbe aiutare gli indecisi a vaccinarsi, quella sui tamponi mi sembra una recita a soggetto, mi sembra molto difficile che le persone possano andare avanti a tamponarsi ogni x giorni e comunque se qualcuno non vuole farlo c’è un modo molto facile che è vaccinarsi. Trovo che il green pass sia la mossa più veloce, ma non è da escludere l’obbligo vaccinale, dipenderà da quante persone troveremo vaccinate”.
Sui vaccini: “Come mi è capitato di dire ormai tantissime volte, si tratta di vaccini che evitano di mandarti in rianimazione e poi al cimitero se ci infettiamo ma non è altrettanto valido nell’evitare completamente le vaccinazioni se no il problema sarebbe già risolto e avremmo già raggiunto l’immunità di gregge. Non la raggiungiamo perchè abbiamo una variante molto diffusiva, il vaccino non limita l’infezione e ci manca ancora gente dal vaccinare. Senza questo vaccino conteremo ancora i morti a migliaia, e santa mascherina vergine martire e qualcosa che ci serve molto e di grande utilità. Anche il vaccino è un presidio di protezione individuale, nell’impossibilità di raggiungere l’immunità, coloro che non si sono vaccinati non possono sperare di avere il paravento dei vaccinati per non infettarsi”.
GALLI: “ESTENSIONE GREEN PASS? BISOGNA DECIDERE COSA FARE PER IL LAVORO”
Sull’estensione del green pass: “Dopo il green pass estivo, in cui comunque l’infezione si sta diffondendo in giovani non vaccinati e in bambini non vaccinati, toccava affrontare il problema dei problemi, cosa fare sul lavoro”. Secondo Galli i paesi adottano scelte differenti perchè si tratta di decisioni politiche: “La Gran Bretagna ha i suoi politici e i suoi problemi politici, il problema non è di scelte dal punto di vista scientifico, chi ha modo di esprimersi sulla base di fatti e di dati che non sono opinioni, ha un largo accordo, si può essere in disaccordo su aspetti marginali, è la politica dei vari paesi che ha i problemi suoi. Il green pass è una scelta politica ma non mi piace la parola super green pass che è un termine giornalistico”.
Sul suo futuro dopo la pensione: Politica al futuro? Assolutamente no, in pensione ci vado anagraficamente e non con la testa e il lavoro”. Quindi ha concluso: “Il tampone serve per fare il tracciamento, quando serve, ma non si può pensare di farlo ogni tre o quattro giorni alle persone che vanno al lavoro, questo non è possibile, non lo ha mai proposto nessuno. I cinesi hanno fatto tanti tamponi forse, ma hanno chiuso gran parte della nostra città e hanno reiterato le chiusure”.