Massimo Galli è assolutamente contrario all’idea di non curare le persone non vaccinate contro il Covid, o di far pagare loro le cure sanitarie. Per l’infettivologo, già docente di Malattie infettive all’Università Statale di Milano, è un’idea «assurda». Ne ha parlato all’AdnKronos Salute, spiegando che è improponibile perché «su questa linea non si curerebbero nemmeno i fumatori cardiopatici o con tumore, neppure gli obesi o i tossicodipendenti». Galli, ormai in pensione, ha ricordato che quello che deve fare un medico nella vita «è curare le persone, senza se né ma».



Una presa di posizione netta riguardo le cosiddette “misure estreme” che sono state ipotizzate la settimana scorsa dal premier del Land tedesco della Turingia, dove è in corso la “pandemia dei non vaccinati” e dove le terapie intensive sono al collasso. «Credo che un sistema sanitario, in un Paese civile e democratico, dovrebbe essere il più possibile universalistico e il più possibile in grado di curare chi ha bisogno di essere curato», ha aggiunto Massimo Galli.

IL CASO AUSTRIA: IL PARERE DI MASSIMO GALLI

Per rendere ancor meglio cosa rappresenta concettualmente questa idea Massimo Galli ha fatto un confronto: «È un po’ come se in guerra io non volessi curare il nemico perché sta dall’altra parte. Questa è una delle cose più orribili che possano essere concepite. A questa idea non ci sto». A proposito dell’Austria, l’infettivologo all’AdnKronos ha ricordato che «ha circa un milione di abitanti in più rispetto alla Lombardia, per le sue dimensioni può permettersi anche misure anti-Covid più analitiche rispetto alle nostre, come l’esame sierologico che è sicuramente una misura avanzata e utile».

Ma per Massimo Galli ci sono anche le condizioni politiche «che gli permettono di applicare il lockdown per i non vaccinati senza se e senza ma». Discorso diverso per l’Italia, «avrebbe più problemi per quest’ultima. Ma se la situazione andasse davvero peggiorando, come sta avvenendo in Austria, la decisione potrebbe anche essere ragionevolmente assunta».