«Sto con il governatore della Campania per le posizioni che ha preso, molto decise ma molto logiche, anche sulla scuola», è netto Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano intervenuto stamane a Sky Tg24 per commentare l’aumento costante dei contagi e le novità introdotte dall’ultimo Dpcm 18 ottobre approvato ieri sera dal Presidente Giuseppe Conte. La decisione di chiudere le scuole da un giorno con l’altro, con inevitabili polemiche e scontri tra insegnanti, famiglie e lo stesso Governatore De Luca, viene vista invece positivamente dal virologo che solo nei giorni scorsi avvertiva il pericolo massimo per le prossime settimane, tanto da invocare lockdown locali e DAD per le scuole: «La Campania è una regione molto popolosa, con un sistema sanitario che ha delle eccellenze, ma che rischia di trovarsi davanti a una sfida superiore alle sue forze. Questo non riguarda solo la Campania, siamo onesti e logici, in ogni caso è in una situazione in cui essere estremamente prudenti e intervenire con decisione è importante».



GALLI, L’ESTATE E I POSTI CHE MANCANO

Per provare a spiegare al pubblico il motivo di un’impennata di contagi nel giro d poche settimane, Galli si dice certo che la responsabilità è da imputare all’estate appena passata: «E’ stata l’estate sciagurata in cui molti hanno ritenuto di poter fare come se l’infezione non esistesse più. Le scuole sono state un modesto amplificatore successivo, ma nella globalità della ripresa di tutte le attività». Con un appello lanciato al Governo e alle autorità sanitarie nazionale, il professor Galli ribadisce l’assoluta necessità di reperire ambiti «dove poter tenere in quarantena le persone che non possono stare in quarantena a casa. Persone positive che non possono stare a casa ad infettare gli altri in appartamenti piccoli», anche se per il n.1 della rianimazione Sacco servono altri luoghi dove poter collocare le persone durante i primi giorni di infezione nel caso in cui non vi è immediata necessità di ricovero in ospedale, «perché questi saranno rapidamente in sofferenza o lo sono già. Gli ospedali non possono tornare nella situazione di non poter garantire l’assistenza a pieno regime alle altre patologie, che non vanno in sciopero durante le epidemia».

Leggi anche