Non c’è la necessità di un vaccino immediato contro il vaiolo delle scimmie, è questo il parere di numerosi addetti ai lavori fra cui Massimo Galli. Intervistato dai microfoni di SkyTg24 nelle scorse ore, l’ex primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha commentato i dati degli ultimi giorni circa una diffusione esponenziale del virus in numerose nazioni europee: “Vaccino anche contro il vaiolo delle scimmie? Non credo si debba arrivare a tanto, allo stato attuale dei fatti”. Secondo il docente universitario, “i rapporti costi-benefici dell’utilizzo di un vaccino, in questo momento e per questo virus, siano molto aleatori e non tali da spingere a una scelta di questo genere”.



In poche parole, non è il caso ora come ora di fare una campagna di vaccinazione di massa anti vaiolo delle scimmie, tenendo conto che i contagi sono davvero pochi in Italia. Sicuramente non bisognerà starsene con le mani in mano, e a riguardo Massimo Galli ha consigliato: “Quello che va fatto è una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia di Covid sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalità, una buona misura di contenimento. Ricordiamoci che siamo di fronte anche a una malattia che ha una letalità molto bassa, almeno nei Paesi occidentali”.

MASSIMO GALLI E IL VAIOLO DELLE SCIMMIE: “VORREI ESSERE OTTIMISTA…”

Prima di congedarsi Massimo Galli ha voluto mandare un messaggio ottimistico: “Vorrei, una volta tanto assumere un atteggiamento e dare un messaggio ottimistico, ma non sulla base delle mie semplici sensazioni, bensì considerando di che cosa stiamo parlando” e “stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna” come il Sars-CoV-2.

Secondo il professore milanese, impossibile ora come ora pensare ad una pandemia di vaiolo delle scimmie: “ha delle modalità di diffusione certo importanti, allarmanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un’epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e occorre considerarla bene”.